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Giuseppe Conte, l'avvocato dei ricchi specializzato in giravolte

Luigi Tivelli
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Ormai tutti sanno che l'ex premier Giuseppe Conte oltre che un ottimo avvocato specializzato in diritto civile è un fine avvocato specializzato in giravolte. Il novero delle sue giravolte potrebbe essere lungo. Pensiamo a quella col suo primo dante causa Beppe Grillo segnata da una qualche forma di rottura. Pensiamo poi alla giravolta col suo secondo dante causa politico, lo statista dilettantissimo Luigi Di Maio con il quale gli riuscì una giravolta che finì per collocarlo a indiscusso leader dei nuovi pentastellati. Forse l’ultima giravolta è quella con Elly Schlein. Un po’ giravolta un po’ mazurka alla pugliese forse con la benedizione di Padre Pio...). Vedremo...

 

Ma nonostante il furbissimo e dilettantismo statista Luigi Di Maio fosse uscito dal balcone di Palazzo Chigi annunciando di aver sconfitto la povertà, di fatto il presidente del Consiglio, l’avvocato Conte, si dimostrava specializzato anche come «avvocato dei ricchi». Varava infatti, man mano, con l’autorevole imprinting e sostegno del ministro dell’economia Roberto Gualtieri del Conte 2, quella geniale normativa sul bonus del 110% che non solo sta mettendo in guai seri gli equilibri di bilancio e di finanza pubblica, ma è una sorta di tassa occulta sui poveri contribuenti italiani. Soprattutto quelli del ceto medio e medio basso che non hanno certo beneficiato di quel geniale bonus inventato dall’avvocato dei ricchi Conte. Ormai, infatti, tutti sanno che di questi oltre 200 miliardi che stanno mettendo nei guai l’Italia (pure rispetto agli occhiuti osservatori di Bruxelles) hanno beneficiato soprattutto edifici di lusso, semilusso, castelli, ville, ecc. Pochi, poi, considerano oltre a quel folle bonus del 110% anche quelle decine di altri bonus regalati a spese dei contribuenti dall'avvocato Conte. «Bonusmania» o «bonuscrazia»? Soprattutto bonus a vantaggio dei ricchi e dei furbi.

 

Un bonus per i ricchi per eccellenza fu, ad esempio, quello sulle carte di credito, per il quale chi disponeva di 20 carte di credito poteva guadagnare e recuperare moltissimo, mentre un semplice cittadino del ceto medio che di carte ne aveva una, non poteva ricavarne nulla. O basti pensare ad altri bonus che hanno favorito, come sempre, i più ricchi, furbi e scaltri. Mentre quindi il reddito di cittadinanza, varato dal furbo superdilettante Di Maio (alfiere dell’«uno vale uno» insieme al suo primo dante causa Grillo) è stato il più grande progetto di diseducazione al lavoro dei giovani (e non solo) della storia repubblicana, il bonus 110 e gli altri bonus sono stati il più grande sistema di regalie ai ricchi della storia italiana. Chapeau al presidente Conte «avvocato dei ricchi». Specie il varo e l’erogazione del bonus 110%, avveniva a carico delle «mammelle dello Stato» come direbbe Ernesto Rossi. Forse le «mammelle» più generose della storia italiana che regalavano perfino un 10% in più a quel 100% già folle. Ma mentre Ernesto Rossi si rivolta nella tomba, tanti poveri contribuenti e governanti oggi e negli anni a seguire per cercare di tappare questo buco enorme di finanza pubblica devono invece rivoltarsi nella vita... L’apparente difensore dei poveri Conte si è rivelato quindi sostanzialmente non solo l’avvocato delle giravolte ma anche il difensore dei più ricchi e dei più furbi.

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