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Dritto e rovescio, Capezzone perde le staffe con il rapper: "Arte? Criminali"

Paolo Del Debbio, il conduttore di Dritto e rovescio, da tempo dedica spazio alle baby gang, termine con il quale si definisce quel fenomeno di microcriminalità organizzata per il quale i minorenni assumono comportamenti ai danni di cose o di persone, e ai trapper che scelgono la via della violenza. "Abbiamo sbagliato tanto e abbiamo imparato. Dovete darci una possibilità: lavoro e spiegazioni. Importare è capire l'errore che si fa", ha detto il rapper invitato a esternare il suo punto di vista in studio. A questo punto è intervenuto Daniele Capezzone, che ripetutamente ha espresso la sua opinione sulla deriva criminale del mondo dei trapper. "Ve lo dico con molta franchezza. Io scrivo su un giornale che si chiama Libero, figurati se mi passa per l'anticamera del cervello qualsiasi tipo di censura. Sono un vecchio liberale e un tifoso del regime di proibizione totale sulle droghe": questa la premessa del direttore editoriale di Libero. 

 

 

Il punto, per Capezzone, è però un altro. "Non è questione di arte", ha spiegato il giornalista riferendosi a chi difende ciò che i rapper professano nei loro testi. "Non è che ci potete spacciare la cosa dicendo 'sono un artista, sono D'Annunzio'", ha sottolineato. Ma il rapper ha ripreso la parola e l'ha interrotto: "La differenza tra me e te è che tu hai cravatta e io sono un ragazzo di strada". Capezzone l'ha bloccato subito: "La differenza tra me e te è che io ascolto e tu no. Già sei annebbiato completamente". Affermazione, questa, che ha scatenato il lungo applauso del pubblico. "Una serie di personaggi non possono presentarsi come artisti. Sono dei criminali. Non è che raccontano un'esperienza, fanno il crimine. Rischi di fare il criminale e co***ne. La giacca e la cravatta la gente normale se la compra perché è andata a lavorare, ha preso lo stipendio e ha pagato le tasse. Si è fatta il c**o", ha aggiunto il direttore editoriale di Libero.