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Guerra in Ucraina, la soffiata di Nelli Feroci: “Che cosa vuole fare Putin con Kiev”

L'ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, presidente dell'Istituto Affari Internazionali, analizza la situazione della guerra tra Russia e Ucraina alla luce della rielezione di Vladimir Putin: “Lui - dice al Messaggero - si comporterà in continuità con quanto ha fatto finora rispetto alla sua collocazione geopolitica e alla gestione del conflitto. Non rinuncerà ai territori che ha occupato in Ucraina, che considera parte integrante della Federazione russa, tanto da far votare i suoi abitanti. Che possa essere indotto a portare l'offensiva oltre la linea del fronte con spostamenti di truppe verso ovest non è detto. Tutto considerato, potrebbe convenirgli aspettare di vedere cosa succede negli Stati Uniti a novembre. Certo non sarà disponibile a trattare una pace se non alle sue condizioni. Gli conviene vedere se si insedia un Presidente col quale un negoziato sarà possibile da posizioni più vicine a quelle della Russia di Putin. Il suo primo interesse è consolidare l'occupazione. Ma nella sua agenda politica c'è - la rivelazione dell'esperto dell'IAI - qualcosa di più, forse anche il disegno originario di realizzare un cambiamento di regime a Kiev insediando un governo amico, oppure destabilizzando ulteriormente l'Ucraina o portando l'offensiva più a fondo verso ovest, o sperando in una rivolta interna, ci sono insoddisfazioni pure in Ucraina verso Zelensky”.

 

 

Nelli Feroci è scettico su un attacco di Putin alla Nato: “È pur sempre un animale politico razionale, non credo che porterà attacchi a Paesi membri dell'Alleanza Atlantica, alla Moldova, alla quale abbiamo offerto una prospettiva di adesione. La Transnistria, che ne fa parte, da tempo ha manifestato l'intenzione di entrare in una sfera russa”. “Uno dei motivi per cui la Russia e Putin sono riusciti a proseguire in questo conflitto e oggi a prevalere sul fronte è perché - spiega l’ambasciatore al quotidiano romano - hanno rapidamente convertito l'economia russa in una economia di guerra, soprattutto con la produzione di munizioni a ritmi tre volte superiori a quelli di Europa e Usa messi insieme. Si porrà un problema per Mosca di riconvertire l'economia di guerra in economia di pace. Ma è un problema del futuro, mentre quello che si pone oggi è enorme, per gli occidentali, che si sono impegnati a fornire sistemi d'arma e munizioni”.