intervista

Dossieraggio, Giorgio Mulè: "Conflitto di interessi. E ora Ruotolo dia spiegazioni"

Edoardo Sirignano

 «Melillo ha trovato una voragine organizzativa sconfortante all’atto dell’insediamento. La sua prima ispezione straordinaria riguardò proprio le banche dati. Ecco perché la presenza di Cafiero De Raho in Commissione è inopportuna». A dirlo Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia.

Qualcuno definisce tutta la vicenda una bolla di sapone. È d’accordo?
«Assolutamente no! Siamo di fronte a una gigantesca bomba sulla tenuta delle istituzioni. Per disinnescarla occorre un’azione rapida, coraggiosa e penetrante».

Il leader pentastellato Conte, però, sostiene che qualcuno voglia strumentalizzare il caso...
«Il M5S vive un’enorme ipocrisia, dalla politica estera fino alla giustizia. É giustizialista quando tratta vicende che riguardano gli altri, dimenticando ogni presunzione d’innocenza, mentre è garantista quando a essere toccati sono i propri parlamentari. La doppiezza grillina, comunque, non mi sorprende».

 

Qualche malpensante parla di manina gialla dietro lo scandalo. È pura fantasia?
«Non lo so e non lo posso dire. Se qualcuno lo dicesse, fa un salto quantico rispetto alla realtà. La certezza è una mostruosa macchinazione in un presidio di legalità nazionale, così come degli aspetti di sottovalutazione all’interno di un ufficio. La gravità è che sono in giro file all’interno dei quali ci sono informazioni sensibili e pericolose per i singoli, la collettività e la sicurezza della nazione».

A suo parere non è ancora uscito tutto fuori?
«Assolutamente no! Sapevamo di segnalazioni sospette, ma non di 35mila file trafugati che possono essere ceduti o peggio ancora venduti per il pianeta, sempre se qualcuno non lo ha già fatto. Stiamo parlando di formidabili armi di ricatto che possono deviare il normale corso della democrazia».

Quest’arma, però, sembra essere stata soprattutto a vantaggio di una parte e a discapito dell’altra. Nonostante ciò, la segretaria del Pd Schlein e il suo braccio destro Ruotolo provano a cavalcare l’onda.
«Chi è senza peccato scarichi il primo dossier, di puri ce ne sono pochi, soprattutto tra le fila dell’opposizione. Ruotolo è destinatario da parte di un cancelliere di atti di cui non ne aveva motivo di venirne a conoscenza. Nessuno e soprattutto lui, quindi, può alzare bandiere di garantismo. Dovrebbe più spiegare che chiedere spiegazioni».

 

Come giudica i fatti inerenti alla Lega?
«La Lega è solo la punta di un iceberg. Detto ciò, fa bene a pretendere chiarimenti e andare fino in fondo. Stiamo parlando di un qualcosa di molto più grande, su cui deve intervenire il Parlamento».

Come?
«Mediante una commissione d’inchiesta. Già nell’ottobre del 2022 avevamo proposto di istituirla, ritenendo l’uso politico della giustizia una criticità. Si tratta di un’iniziativa firmata da tutti i deputati di Forza Italia, compreso lo stesso Tajani. Si prenda, dunque, un qualcosa che è già depositato. Si calendarizzi. Si facciano i dovuti emendamenti e si metta in condizione il Parlamento di istituire la commissione nel più breve tempo possibile. Il treno c’è, basta saltarci sopra».

Se già da due anni si era affrontata la questione, perché tale organo non è stato mai istituito?
«In Italia prevale una strana idea della separazione dei poteri, secondo cui se il potere politico si azzarda a parlare di quello giudiziario commette un’invasione di campo. Se, invece, succede il contrario, come accaduto da venti anni a questa parte, rientra tutto nella normalità. È venuto, pertanto, il momento del coraggio».

In tal senso, però, non serve che anche il Guardasigilli possa completare quella riforma, che la politica, nei fatti, ha osteggiato?
«La riforma di Nordio è sui binari. Entro marzo verrà calendarizzata la separazione delle carriere. Il ministro sa di poter contare sullo scudo di Forza Italia e di tutto il centrodestra».