dossier e veleni

Otto e mezzo, Conte sbotta con Gruber: "Dimissioni?", nervi tesi sul dossieraggio

Il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte difende a spada tratta Federico Cafiero de Raho, già procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo ed eletto alla Camera per il Movimento 5 Stelle. Il magistrato era alla guida della Dna dal 2017 al 2020periodo interessato dagli accessi illeciti del finanziere Pasquale Striano che, dopo la denuncia del ministro Crosetto in seguito a un articolo de il Domani, sono finiti al centro dell'inchiesta della procura di Perugia sul presunto dossieraggio. Ospite di Lilli Gruber nella puntata di giovedì 7 marzo di Otto e mezzo, su La7, Conte rivendica il ruolo di "vittima" ricordando di essere tra gli spiati insieme alla compagna Olivia Paladino e "tutta la sfera di contatto razionale, affettiva, e  professionale". "Non lasciamo agli esponenti di centrodestra Il privilegio di rivendicare il ruolo di vittime", dichiara l'ex premier. 

 

Oggi Cantone ha riferito in audizione alla Commissione antimafia, per Conte dalle sue parole emerge che "la direzione nazionale antimafia non aveva delle falle", ma "parliamo di un ufficiale infedele che aveva accesso a una banca dati della Guardia di Finanza". Gruber ricorda che in realtà sono diverse le banche dati oggetto degli accessi illeciti e che probabilmente Striano non ha operato da solo. "Non c'entra nulla direttamente la procura nazionale antimafia", argomenta il M5s, il finanziere entrava nelle reti "con il codice password stando a casa, da remoto, di notte e di giorno: il fatto di sollevare questo polverone e accusare addirittura l'organizzazione e la direzione del procuratore nazionale antimafia del tempo è una strumentalizzazione". 

 

Insomma, Conte alla fine va al punto: Cafiero de Raho, oggi proprio in Commissione antimafia. Per il leader grillino si tratta di "un campione dell'antimafia", che oggi "viene messo sotto accusa con delle strumentalizzazioni indegne da parte esponenti il centrodestra", attacca Conte. Gruber gli chiede allora se per fare chiarezza il parlamentare grillino non farebbe meglio a dimettersi. Un passo indietro? "Ma sta scherzando?", sbotta Conte secondo cui il procuratore non può avere la responsabilità di un dipendente infedele. ANche se questo e altri aspetti sono quelli che l'inchiesta di Cantone dovrà chiarire. "Ma allora chi si deve dimettere?", insiste a conduttrice. Per Conte, bisogna lasciare alla magistratura  "il compito di verificare fino in fondo la reale consistenza di queste accuse". E il suo uomo deve rimanere al suoi posto...