Dossieraggio
Dossieraggio, il terribile timore di Sallusti: “Gioco sporco, spero non ci siano manine estere”
“Speriamo che non ci siano ‘manine’ estere”. È questo il titolo dell’editoriale a firma Alessandro Sallusti apparso sulla prima pagina de Il Giornale del 6 marzo. Il direttore del quotidiano approfondisce il caso dossieraggio nel suo articolo: “La faccenda finirà in una bolla di sapone. In Italia funziona così, quando la faccenda è seria il finale è in farsa, soprattutto se parliamo di vicende che vedono al centro il mondo della giustizia collaterale a quello ufficiale”. Vengono fatti gli esempi della P2, del sistema Palamara e della presunta Loggia Ungheria, tutte vicende finite senza condanne, ad esclusione di Licio Gelli, condannato però per altre faccende e non per la Loggia P2.
E Sallusti si dedica quindi al giornalismo d’inchiesta: “In tutte queste vicende il giornalismo ha giocato un ruolo fondamentale. Come ha detto il presidente Sergio Mattarella, la libertà di stampa è sacra, ma, aggiungiamo noi, il ruolo della stampa non sempre è chiaro e trasparente. In alcuni casi il giornalismo d’inchiesta è riuscito a scoperchiare pentoloni, ma il più delle volte ci ha trovato dentro non pochi colleghi che in quel brodo sguazzavano al servizio di questo o quel potentato occulto. Insomma, il confine tra la segretezza delle fonti di un giornale e la complicità con esse in un disegno politico da perseguire anche attraverso l’illegalità è assai labile e per questo da prendere con le molle”.
Ma c’è un qualcosa che rispetto al passato ha cambiato gli scenari: “Sulla scena italiana da qualche anno si muovono gruppi editoriali assai agguerriti e ben introdotti nella zona grigia di cui sopra, la cui proprietà ha rilevanti interessi all’estero, in alcuni casi in contrasto con quelli dell’Italia. L’editore del Domani, al centro di quest’ultimo presunto scandalo, ha addirittura - scrive Sallusti - passaporto svizzero. John Elkann, editore di La Repubblica e La Stampa, è americano di nascita e nel business certamente molto vicino ai francesi. Mi fermo qui, speranzoso che almeno il gioco sporco contro questo governo e il suo ministro della Difesa sia fatto in casa e non suggerito, o nell’interesse di qualcuno fuori dai nostri confini”. Un campanello d’allarme?