Navalny, scomparsa "strumentalizzata". Elena Basile grida alla "soap opera"
La morte di Alexei Navalny sta iniziando a trovare le prime risposte o almeno le prime ipotesi. L’oppositore russo sarebbe stato ucciso con un pugno al cuore, una tecnica che una volta veniva insegnata agli agenti delle forze speciali del Kgb, dopo essere stato esposti a condizioni di gelo per diverse ore. Vladimir Osechkin, fondatore del gruppo per i diritti umani e nelle carceri Gulagu.net, ha detto al Times che i lividi trovati sul corpo del leader dell’opposizione sono coerenti con la tecnica del "pugno unico". Dichiarazioni, queste, che farebbero credere che il dissidente non abbia cessato di vivere per inaspettati problemi di salute. Tuttavia, c'è anche chi mette in discussione questa versione dei fatti. L'ex diplomatica italiana, Elena Basile, ha scritto un articolo per il Fatto Quotidiano in cui afferma che Navalny era, per esempio, stato lasciato "libero di comunicare sui social".
Cechov e "sguardo assente": spunta l'ultima lettera dal carcere di Navalny
L'ex ambasciatrice italiana ritiene che la storia di Alexei Navalny sia stata strumentalizzata per colpire Mosca e favorire il sostegno all'Ucraina. Elena Basile ha messo nero su bianco quello che, secondo lei, è il fallimento "della politica di espansionismo della Nato che ha portato alla guerra con la Russia". Una posizione, la sua, che sembrerebbe marcatamente anti-occidentale. La morte di Navalny? L'ex diplomatica ha usato parole dure: "Una soap opera diretta dalle classi dirigenti occidentali, cantata da analisti e giornalisti". Il dissidente è, per Basile, "un'icona della Nato, l’oppositore di Putin quando di fatto non raggiunge il 10% dei consensi. Punito con un carcere duro in Siberia, muore in circostanze non chiarite. Un dissidente massacrato dal potere". La sua scomparsa è "strumentalizzata per sostenere la guerra contro Mosca", ha puntualizzato.