Clima d'odio
Rai, assegnata la scorta all'ad per la solidarietà a Israele
Alla fine dopo tutte le polemiche è arrivata la scorta, assegnata dal Viminale, all’amministratore delegato Roberto Sergio per le minacce ricevute per le sue posizioni sul conflitto in Medio Oriente. Subito è arrivata la solidarietà da tutto il mondo politico. Fabio Rampelli, FdI, ha sottolineato come «mai nella storia della Rai ci si è trovati con un obbligo di scorta per l’amministratore delegato. È il segno di un’abitudine congenita della sinistra di far tracimare la legittima critica in intollerabile violenza». È la lunga coda di un festival di Sanremo in cui il conflitto in Medio Oriente è stato rievocato più volte dal palco dell’Ariston. Pronti via e durante la prima serata, dopo la sua esibizione, Dargen D’Amico lancia il suo appello: «Cessate il fuoco». Sabato Ghali intima uno «Stop al genocidio». Fino a quel momento però, fatta eccezione per qualche tweet indignato, gli appelli sembrano cadere nel vuoto. Poi è arrivato il tweet dell’ambasciatore israeliano in Italia Alon Bar: «Sanremo sfruttato per diffondere odio». Seguito a stretto giro da Maurizio Gasparri che, prima segnala il tweet ai vertici Rai, poi interviene in prima persona per intimare ai piani alti della tv pubblica di «chiedere scusa».
E così arriva il comunicato dell’amministratore delegato Roberto Sergio: «Ho vissuto assieme all’ambasciatore Bar ed alla presidente Di Segni gli eventi che la Rai ha dedicato alla memoria della Shoah nell’ultima settimana di gennaio. E ogni giorno i nostri telegiornali e i nostri programmi raccontano - e continueranno a farlo - la tragedia degli ostaggi nelle mani di Hamas, oltre a ricordare la strage dei bambini, donne e uomini del 7 ottobre. La mia solidarietà al popolo di Israele ed alla comunità ebraica è sentita e convinta». Parole che vengono lette in diretta a Domenica In da Mara Venier. E così se dal centrodestra arrivano i complimenti per il dietrofront, dal centrosinistra esprimono solidarietà agli artisti che si sono esposti e le conseguenti critiche su Telemeloni e sulla Rai. Per il Pd quella consumata sul palco dell’Ariston è stata «una brutta pagina con l’ad che si è elevata a giudice dei contenuti di una canzone e di ciò che dice un artista sul palco e Mara Venier che si è prestata a fargli da megafono». E ancora «non compete all’amministratore delegato della Rai interpretare le dichiarazioni di un artista e imporre la sua velina» mentre l’ex ministro Orlando parla di «imbarazzante ottusità censoria». Dalle polemiche social si arriva ben presto alle manifestazioni in strada e così davanti alle sedi Rai di Napoli e Torino due giorni fa si ritrovano un manipolo di attivisti per protestare contro la linea dell’azienda pubblica sul conflitto in Medio Oriente.
Il presidente della Commissione Editoria della Camera Federico Mollicone in una nota lancia un appello «affinché si spenga il fuoco dell’estremismo che si è scatenata sulla vicenda del Medioriente. Un conto è la legittima da parte dell’opposizione alla governance e alla linea editoriale, un’altra è la legittimazione dei linciaggi personali social e dell’estremismo a cui stiamo assistendo in varie città». E proprio mentre si consumano degli scontri fra la polizia e i manifestanti arriva il comunicato di M arinella Soldi, presidente Rai, che si dice in disaccordo con Sergio sia per il contenuto che per le modalità. Parole che non sono piaciute a Gasparri per il quale «la Soldi ha perso un’occasione per proseguire il suo apprezzato silenzio».