guerra a gaza
Prima di domani, “gravissimo”. Il retroscena di Orsini sulla decisione della Corte dell’Aja
Una sentenza che pesa come un macigno. La Corte dell’Aja si è espressa sulla guerra israelo-palestinese, ordinando al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di garantire che le sue forze non continuino gli atti di genocidio a Gaza ai quali purtroppo si è assistito dal 7 ottobre scorso, nonché di migliorare la situazione umanitaria nei territori più colpiti dal conflitto. In base al parere dell’esperto Alessandro Orsini, interpellato dalla conduttrice di Prima di Domani Bianca Berlinguer su Rete 4, “è una decisione importantissima quella presa dall’Aja anzitutto dal punto di vista culturale, visto che i giudici hanno riferito che esistono degli elementi per i quali si possa accusare Israele di genocidio dei palestinesi”. Al contempo, tuttavia, gli stessi giudici non hanno imposto un cessate il fuoco dell’operazione militare israeliana nella Striscia di Gaza. E, secondo il docente di Sociologia del Terrorismo all’Università LUISS, ciò “è da ricondurre a motivazioni meramente politiche”.
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Ovverosia, “la Corte ha cercato di accontentare entrambe le parti”. Però questo “è un fatto gravissimo perché è come se avessero legittimato i crimini che Netanyahu sta commettendo nei confronti dei palestinesi”. Ma, analizza sbigottito Orsini, “ho l’impressione che i media non stiano sottolineando abbastanza l’enormità della decisione dell’Aja. Israele si dovrà difendere dall’accusa di genocidio, anche se ancora non è stata condannata”. E su cosa si fonda la strategia difensiva del governo israeliano? “Loro dicono non possiamo aver commesso un genocidio perché lo abbiamo subito”. Però a mio parere – tuona il sociologo – “questo è assurdo perché il fatto che gli ebrei abbiano subito l’Olocausto non implica che Netanyahu non possa aver commesso un genocidio”.
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Berlinguer replica, ricordando l’importanza dell’utilizzare le giuste parole: “L’Olocausto vero è solo quello dei nazisti e dei fascisti e non può essere paragonato a null’altro”. Ma Orsini, che si dice inizialmente d’accordo, rilancia: “Dottoressa le pongo una questione. Se lei andasse da un bambino di Gaza che salta in aria con una bomba e gli chiedesse se pensa che i suoi coetanei sotto il nazismo stessero peggio, forse dovremmo lasciar rispondere loro, perché non è che gli sia andata tanto meglio”.