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Pedretti e Ferragni. L'analisi di Crepet sui casi social: "Influencer? Mi irritano"

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"Il limite dei social qual è? Qual è il confine?", ha chiesto in modo diretto Massimo Gramellini a In altre parole, il programma di informazione e di attualità di La7. L'interrogativo è stato posto a Paolo Crepet, invitato in studio per dibattere sulla vicenda di Giovanna Pedretti, la ristoratrice trovata senza vita dopo il caso della recensione contro gay e disabili. "La signora non era famosa come Chiara Ferragni, ma è lì che è nato tutto", ha specificato il giornalista. "Ognuno deve ragionare pensando, come tutte le cose, che non sono dei regali di Natale. La tecnologia digitale è nata con Steve Jobs che diceva 'I think different', invitava alla libertà, c'erano delle icone. Attraverso questi straordinari personaggi, tu pensavi 'Anch'io, nel mio piccolo, posso diventare libero, anch'io posso creare armi", ha premesso lo psichiatra. 

 

 

Poi è tornato ai giorni d'oggi e alle vicende di attualità: "Da lì a oggi il pensiero si è involuto, è diventato enormemente più esteso, forse ubiquitario, portando dei rischi evidenti, proprio di libertà". Crepet, interfacciandosi con Gramellini, ha ammesso: "L'influencer mi irrita, proprio per questo ruolo illiberale che ha, perché uno che mi deve dire quali sono i biscotti che devo intingere nel latte tutte le mattine, io posso rispondere 'Non amo i biscotti' o 'Salto il caffè-latte'?". "Questo inno alla normalizzazione, alla neutralizzazione, comporta un rischio enorme di morte. Arendt scriveva 'La morte della complicità", ha continuato il saggista. "Un limite mi pare di doverlo individuare nella nostra intimità: lì non entrerei. La nostra vita con i social è un cassetto aperto. Ci vuole un territorio invalicabile", ha spiegato Crepet. 

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