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Chiara Ferragni, Senaldi la demolisce: "Vittima della bulimia di sé. Perso il senso della realtà"

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“Neanche fosse Wanna Marchi”. Inizia così l’articolo di Pietro Senaldi, condirettore di Libero, nel commentare la notizia dell’iscrizione di Chiara Ferragni nel registro degli indagati per truffa aggravata. “Per la numero uno degli influencer – si legge sul quotidiano milanese - si mette peggio di come si pensava. Bisogna resistere alla tentazione degli invidiosi, che è quella di provare una sottile soddisfazione quando chi è più ricco, famoso, giovane, bello e anche intelligente dite, perché la signora in questione è un genio nel suo lavoro, finisce negli impicci. Anche i milionari piangono e in fondo ognuno ha le sue disgrazie; lei, per esempio, è sposata con Fedez. Ecco, forse questo è il solo compiacimento che è lecito provare per la vicenda. Si spera che il rapper, che quanto a moralismo è sempre primo in classifica e conosce un solo ritornello, ossia fare la lezioncina al centrodestra, per un po’ guardi alla trave che ha in casa anziché fare le pagliuzze a chi non gli sta simpatico”.

 

 

Senaldi va avanti così: “La speranza, più che per lei per i 29 milioni di persone che la seguono con devozione mistica, è che alla fine la Ferragni ne esca pulita. Ma come fa la regina dei social, una che posta sui social anche la merenda dei figli e ha fatto della sua vita famigliare una sorta di grande fratello sponsorizzato, a non realizzare che oggi non si riesce a nascondere nulla? A leggere la corrispondenza tra lo staff della Ferragni e i dirigenti dell’azienda dolciaria, trattati come degli inservienti pagati mentre invece erano paganti, e restando in ambito alimentare, viene in mente il concetto di bulimia di sé e di voracità di denaro. Capita che più si è ricchi e più si sviluppi una dipendenza dal guadagno, vissuto come elemento connaturale della propria personalità, specie quando è così alto da sfuggire all’umana comprensione del suo reale valore. I soldi sembrano dovuti per il semplice fatto che si è capaci di farli e gli altri spariscono, o comunque restano molto sullo sfondo, anche quando si parla di beneficenza e gli altri sono dei bambini malati. Capita anche – va avanti l’articolo su Libero - che quando si è dei fuoriclasse osannati da tutti si possa perdere il senso della realtà; ma questo capita soprattutto se la tua realtà è per lo più social, quindi virtuale, se devi recitare anche quando mangi nella tua cucina con i tuoi figli, se quasi nulla di quel che fai è spontaneo perché comandano le regole del marketing. Chissà se l’avvocato della Ferragni accamperà per la sua assistita l’incapacità d’intendere e di volere procurata da rincoglionimento da social”.

 

 

2Non le si perdona di – conclude il giornalista - aver recitato la parte della fata turchina, di quella che ci spiega cosa è il bene e come dobbiamo fare per somigliare a lei che lo incarna, ma poi si svela con le debolezze, o le distrazioni, di tutti noi. Insomma, a Chiara non le si perdona di aver fatto, per una volta, la figura della poveraccia. Ecco la sua colpa troppo social”.

 

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