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Mes, assalto di Massimo Giannini al governo: cosa gli ricorda Mario Sechi

Gabriele Imperiale
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“Ratificare il Mes non ci costava 1€ in più né ci avrebbe costretto a chiedere i fondi del Mes. È una menzogna quella di Salvini” attacca Massimo Giannini. “Il Parlamento italiano, non il governo, ha deciso un'altra cosa e da questo punto di vista il significato della decisione cambia notevolmente” risponde Mario Sechi. A Otto e Mezzo su La 7, l’ex direttore della Stampa sfida sul Mes il direttore di Libero e Sechi risponde puntuale alle obiezioni di Giannini. “Se l'avesse fatto il governo noi ora staremmo qui a dire ‘Giorgia Meloni ha deciso eccetera eccetera’ – esordisce il direttore – ma col voto parlamentare anche il presentarsi in Europa assume un effetto completamente diverso”.

 

 

Un no al Mes quindi legittimato direttamente dal Parlamento sovrano e la mancata ratifica dello strumento europeo potrebbe essere – Sechi cita la nota di Palazzo Chigi – “l'occasione per ridiscutere lo strumento del MES, per vedere se si può cambiare”. Un assist quindi all’Europa anche se, sottolinea il direttore, a Bruxelles “nessuno lo vuole usare” perché – continua Sechi –“c'è un problema di stigma, c'è un problema di pregiudizio”. A quel punto dallo studio interviene Giovanni Floris, conduttore di giornata: “Lo si usa quando si è disperati. Cioè si ricorre alla ciambella quando stai affogando – dice il giornalista – non è che te la prendi con la ciambella se stai affogando”. 

 

 

“Attenzione: il fatto che io abbia la ciambella per un paese come il nostro poteva essere una cosa che insomma ai mercati” – Sechi viene interrotto da Floris “ma ce l'abbiamo”. Il direttore di Libero però non si ferma e anzi chiude il suo intervento citando un dato inequivocabile: “ho evocato i mercati non a caso – sottolinea Sechi – oggi è così, domani è un altro giorno ma mi spieghi (chiede a Massimo Giannini) perché sul mio schermo lo spread Btp-Bund finale è a 161 punti?”.

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