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Chiara Ferragni e il caso pandoro, la procura apre un fascicolo. Per ora nessun indagato

Giuseppe China
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I presunti casi di beneficenza finta, a base di uova di Pasqua e pandori, rischiano di travolgere la virale popolarità, e di conseguenza pure la carriera, dell’influencer Chiara Ferragni. L’ultimo capitolo della vicenda coinvolge la Procura e il Comune di Milano. Ma andiamo con ordine. Nella giornata di ieri i magistrati hanno aperto un fascicolo di indagine a modello 45, ossia senza ipotesi di reato e indagati. L’inchiesta è nata in seguito all’esposto presentato da Codacons e Assourt che hanno ipotizzato il reato di truffa in merito alla vendita dei pandoro del gruppo Balocco, firmati da Ferragni. La formale iscrizione consentirà agli uomini della Guardia di Finanza di effettuare gli accertamenti del caso. Tutti i messaggi veicolati al pubblico per presentare l’iniziativa benefica sono stati realizzati associando le vendite del Pandoro griffato Ferragni al reperimento dei fondi utili alla donazione all’Ospedale Regina Margherita di Torino, pur nella consapevolezza che la donazione era stata fatta mesi prima dell’inizio delle vendite dell’indicato pandoro. «In tutti i contenuti diffusi legati all’iniziativa del “Pandoro PinkChristmas” - si legge nell’esposto - vi sono espressioni comunque dirette ad avvalorare la circostanza che la signora Chiara Ferragni in prima persona avesse contribuito all’iniziativa benefica. I documenti istruttori, al contrario, dimostrano la circostanza, non smentita, che la donazione pubblicizzata attraverso le confezioni del pandoro “griffato” e gli altri messaggi è stata fatta dalla sola società Balocco, senza alcuna partecipazione delle società Fenice e Tbs Crew, né della signora Chiara Ferragni». Si tratta dell’ormai nota donazione di 50.000 euro, fatta mesi prima dall’impresa dolciaria, in favore dell’Ospedale Regina Margherita di Torino.

 

 

Sono invece 36.000 gli euro che Dolci preziosi, in seguito alla produzione delle uova pasquali, ha elargito all’associazione «I bambini delle fate». Solo per questa seconda iniziativa l’influencer ha intascato un compenso di 1,2 milioni. Inoltre non bisogna dimenticare che lo scorso 15 dicembre l’Antitrust ha sanzionato per oltre un milione di euro due società riconducibili alla Ferragni e per 420.000 euro la Balocco per pratica commerciale scorretta. Sempre ieri il «Ferragnigate» ha riservato un altro colpo di scena, dato che sempre il Codacons ha chiesto che all’imprenditrice e al marito venga ritirata la più importante onorificenza cittadina: l’Ambrogino d’Oro. Riconoscimento conferito nel 2020 quando la coppia si era impegnata per la raccolta fondi da quattro milioni di euro a favore della nuova terapia intensiva dell’Ospedale San Raffaele. «Proporrò una mozione o un ordine del giorno per chiedere un ripensamento sull’Ambrogino d’Oro per Ferragni e Fedez (nome d’arte di Federico Lucia, ndr). E chiederò un voto collettivo su questo. I due - ha affermato il capogruppo di FdI a Palazzo Marino Riccardo Truppo - sono stati premiati per un’attività di beneficenza. Ora abbiamo visto modalità che lasciano non pochi dubbi».

 

 

La polemica è montata anche sul numero di posti letto che l’iniziativa benefica è riuscita a conseguire: a giudizio di Fedez quella promozione, di cui ha parlato in un video a difesa della coniuge, ha permesso di realizzare 150 unità. Ricostruzione rettificata da Regione Lombardia la quale specificato che i posti letto erano 14. È senza dubbio virale il filmato di scuse e promessa di donazione di un milione per la struttura ospedaliera Regina Margherita, realizzato da Ferragni. Eppure i suoi «seguaci», numeri alla mano, sembrano in parte averla scaricata: dalla sanzione dell’Antitrust 68.000 follower su Instagram hanno smesso di seguirla. Per lei e i suoi affari decisamente la notizia peggiore.

 

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