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Bruno Vespa inchioda Ginevra Bompiani: "La sua famiglia...", chi è che ama i ricchi

A Zona bianca, su Rete 4, si parla della conclusione di Atreju, la tradizionale kermesse politica di Fratelli d'Italia che quest'anno ha visto anche la presenza di Elon Musk, il tycoon fondatore di Tesla e proprietario di Twitter, che ha ribattezzato X. Come noto il miliardario canadese naturalizzato americano si è presentato a Castel Sant'Angelo con uno dei numerosi figli, alcuni dei quali nati con la cosiddetta "gestazione per altri", vale a dire l'utero in affitto che il governo punta a rendere un reato universale. Secondo la saggista Ginevra Bompiani questa è "l'ennesima contraddizione" della maggioranza. 

 

Nei panni della premier, "non avrei invitato una persona che va fierissima di aver avuto dei figli" con la Gpa, afferma Bompiani, "che senso ha? Ne fa l'ospite d'onore e appena se ne va gli dice dietro che ha fatto un reato universale?". Il conduttore Giuseppe Brindisi a quel punto puntualizza che Musk non è certo un passante, "in questo momento è uno dei personaggi più importanti sulla scena mondiale, un grande imprenditore e un grande visionario", spiega il giornalista. Insomma, a prescindere dalla nascita dei figli, potarlo in Italia è stato un colpo. Il profilo di Musk  tracciato da Brindisi non piace a Bompiani secondo cui il tycoon è "solo l'uomo più ricco, e alla Meloni i ricchi piacciono molto, i poveri no". 

 

Interviene allora Bruno Vespa che sottolinea la contraddizione della vicenda, che non è l'invito di Meloni a Musk, ma è insita nelle parole di Bompiani probabilmente condivise da tanti, a sinistra. "Essendo nata in una famiglia di ricchi ed essendo vissuta nella bambagia, ha ragione Bompiani a dire che Meloni ama molto i ricchi..." è la stoccata del conduttore di Porta a Porta. Bompiani come noto appartiene alla storica famiglia di editori. Ma la scrittrice non sembra cogliere il punto: "Ma io non amo molto i ricchi...", replica Bompiani con Vespa che non infierisce, e spiega di essere contrario da sempre all'utero in affitto perché si tratta di "un mercato non di bambini, ma innanzitutto di donne".