Roberto Burioni da Fazio: "Inspiegabile", il mistero del farmaco anti-Covid
I dati nazionali relativi alla diffusione del Covid-19 non lasciano ben presagire per il prosieguo dell’inverno. Tutti i principali indicatori sono in trend negativo, e il numero dei decessi cresce rapidamente. Nel consueto intervento a Che Tempo Che Fa, in onda sul Nove, Roberto Burioni ha voluto lanciare un appello. “Dobbiamo vaccinare le persone fragili, qui non lo sta facendo più nessuno. Ritengo che sopra i 60 anni sia assolutamente necessario vaccinarsi, sarebbe una grandissima imprudenza il contrario”, ha avvertito l’ospite del conduttore Fabio Fazio. Purtroppo, però, la propaganda che talvolta si è fatta contro il vaccino ha influenzato buona parte della popolazione, ormai restia all’iniezione. Almeno questa è l’opinione del virologo: “Sono anni che si dice che il vaccino fa male, e non è vero, che non funziona, e non è vero. Lo si lascia dire, quindi poi è chiaro che le persone si rifiutano”.
Bambini con le flebo? Bassetti: cosa non torna sugli antibiotici in Cina
Il Professore di Microbiologia e Virologia dell’Università Vita-Salute del San Raffaele di Milano ha peraltro spiegato quella che è ormai l’evoluzione del virus, che dal 2020 a oggi è mutato in maniera sostanziale: “È diventato un virus contagiosissimo anche per il fatto che è meno aggressivo, quindi ci sono persone che lo contraggono ma con sintomi lievi o inesistenti che lo trasmettono ancora di più”. L’indice di pericolosità rimane basso per i soggetti sani ma, lo certificano i dati delle ultime settimane, “continua a essere molto pericoloso con le persone fragili”. Burioni ha portato un esempio calzante: “Se una persona sui 20 o 40 anni si rompe una gamba non è un problema, e non lo è in maniera esagerata neanche a 60. Ma se succede a 80-90 anni è una catastrofe che può avere conseguenze molto gravi”.
Polmonite dalla Cina, sospetto inquietante. Pregliasco: perché quelle flebo...
Alla luce di quanto riferito, il virologo ha individuato tre regole essenziali da rispettare per arginare una possibile nuova ondata. In primis, “quando si sta male, con malattie respiratorie, si deve stare a casa, così da non spargere il virus”. La seconda concerne l’utilizzo delle mascherine, ormai oggetto finito nel dimenticatoio, appannaggio di pochissimi: “Ormai non le indossa più nessuno. Invece, soprattutto nei posti affollati, rimane uno strumento indispensabile”. In ultima istanza, appunto, il vaccino, che “da quando è arrivata la variante Omicron ha perso in gran parte la sua capacità di arginare la trasmissione. Ma ha mantenuto intatta, anche verso le altre varianti, la sua abilità di impedire la progressione verso una forma grave”.
Burioni è poi apparso sconcertato dal mancato sfruttamento di un farmaco, a suo dire molto efficace, come il Paxlovid. In pochi lo conoscono, “perché è inspiegabilmente prescritto con grande timidezza”. Cos’è? “È un antivirale che riesce a ridurre del 90% l’ospedalizzazione e le conseguenze gravi, tra cui la morte. Deve essere somministrato nei primi 5 giorni della malattia”. Burioni ha quindi esortato i medici di famiglia a un maggiore utilizzo: “E’ una benedizione”.