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Omnibus, “sull'orlo della guerra civile”. Parsi, il caos Usa rischia di esplodere

Luca De Lellis
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Solo poco meno di un anno e sarà di nuovo tempo di elezioni americane, momento della storia politica nel quale il mondo intero si ferma a guardare cosa accade oltreoceano. C’è chi è schierato dalla parte dell’attuale presidente democratico Joe Biden, ricandidatosi ufficialmente lo scorso aprile. E quanti, invece, riaccoglierebbero a braccia aperte il contraddittorio leader repubblicano Donald Trump, che nel frattempo si è conquistato le pagine di cronaca più per i suoi processi che per altro. Ma che aria si respira, a 11 mesi dalle urne, negli Stati Uniti? Durante la puntata di Omnibus, in onda su La7 giovedì 7 dicembre, il politologo Vittorio Emanuele Parsi ha riferito di un’atmosfera pesante nella società americana: “Il clima politico, da quando Trump è stato eletto (2016, ndr), è sempre sull’orlo di una guerra civile”. 

 

 

Un’affermazione pesante, che l’ospite del conduttore Andrea Pennacchioli ha voluto spiegare meglio: “Non tanto una guerra civile per strada, o almeno entro certi limiti. Ma di fortissima delegittimazione reciproca”. Si tratta quindi di una profonda frattura nel Paese, una polarizzazione forte provocata anche dai toni accesi dello scontro politico tra i due candidati presidenziali. “Il panorama politico americano non è mai stato così divaricato”, ha aggiunto il Professore di Relazioni Internazionali presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Ci basti solo ricordare quanto accadde il 6 gennaio 2021, con l’attacco a Capitol Hill operato dai seguaci del tycoon. 

 

 

Volendo dare uno sguardo in casa nostra, “questa situazione è un grande problema per l’Europa”, ha sostenuto Parsi. In effetti, la subordinazione del Vecchio Continente alla politica estera americana è ormai da decenni è una realtà inconfutabile, dalla quale deriva il nostro inevitabile interesse nei confronti delle sorti degli Stati Uniti: “Il punto è che se la NATO non è credibile rispetto alla minaccia russa, quelli che saranno coinvolti in prima linea sono gli europei. Che devono pensare in primis a quanto vogliono investire delle proprie risorse per difendersi da soli, che è pochissimo sinora”. La questione sempre aperta è quella del “distaccamento dalla politica estera americana da parte dell’Europa, che per ora è vista come non autonoma, e sempre dipendente da ciò che si decide oltreoceano”. Per questo, in ottica elezioni presidenziali, previste per novembre 2024, nessuno in Europa può mettere la testa sotto la sabbia e rimanere indifferente.

 

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