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Filippo Turetta, il terribile sospetto di Crepet: "Per uno sconto di pena..."

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Nell’interrogatorio in carcere di venerdì 1 dicembre, Filippo Turetta avrebbe raccontato al pm Andrea Petroni che non accettava che Giulia Cecchettin non fosse più "sua", ammettendo di avere un atteggiamento possessivo con la ragazza dopo essere stato lasciato. È quanto trapela da fonti citate dall'Agi. Non sappiamo le parole esatte che ha usato lo studente di Vigonovo nelle nove ore davanti dal pubblico ministero. Sappiamo invece che nelle dichiarazioni spontanee affidate al gip, Turetta non aveva mai detto il nome "Giulia". Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet intervenuto nell'ultima puntata di Tagadà, su La7, ha spiegato che "se si arriva a un delitto di questo genere è perché si è diventati totalmente indifferenti. L'indifferenza porta a un allontanamento dal tuo oggetto d’amore, che dovrebbe essere soggetto, ma in questo caso è oggetto".

 

Si tratta di "un lento avvicinamento all'allontanamento e non è un gioco di parole - continua lo psichiatra - Devo allontanarmi da quella persona, la devo rendere oggetto, cosa e allora la ucciderò altrimenti non puoi farlo e facendolo non la riconosci più, non ha più un nome". Insomma, non è un caso. Per Filippo Giulia non era più "una creatura, è un oggetto come un vaso che si può rompere e poi si chiede scusa, si chiede perdono ma poi si ricomincia o si vorrebbe ricominciare". Valutazioni psicologiche che poi, nel processo che si celebrerà, potrebbero diventare oggetto di scontro tra le parti. "Spero che tutta questa vicenda non venga facilmente incanalata da una perizia psichiatrica per avere uno sconto di pena. I ragazzi vanno educati", afferma Crepet. 

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