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Cecchettin, Crepet avanza i dubbi sul padre di Turetta: "Più semplice il lutto"

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Paolo Crepet ha concesso un'intervista a La Stampa ed è tornato a commentare il caso di Giulia Cecchettin. In primo luogo, allo psichiatra è stato chiesto se condividesse la scelta dei genitori di Filippo Turetta, che hanno deciso di non incontrare ancora il figlio. "È una scelta comprensibile. Di fronte a un gesto tanto immane è normale prendersi del tempo. Ora loro si trovano nel pieno di una tempesta emotiva fatta di profondo disconoscimento verso un figlio che credevano modello. E poi non dimentichiamoci della prima frase pronunciata a caldo dal padre...", ha risposto, alludendo a quando l'uomo disse che avrebbe preferito "che la cosa finisse diversamente" per il figlio. 

 

 

"Questa frase contiene una visione patriarcale in cui il figlio costituisce un oggetto di possesso. Un oggetto che se non cresce a propria immagine e somiglianza disconosco e rifiuto. Ci pensi, quanti padri nella storia dell’umanità hanno usato la frase 'ti diseredo' se per esempio il loro ragazzo anziché studiare da avvocato sceglieva di fare il ballerino ad Amsterdam?", ha continuato Crepet, che poi ha spiegato meglio: "Sperare che sia morto significa che la gestione di un lutto in questo caso risulta più semplice della gestione di un processo in tribunale che solleva quesiti e colpe impronunciabili. Insomma è più semplice pensare che, travolto dal senso di colpa ha pensato di farla finita che non sapere che è andato a comprare scotch e coltello, e poi dopo aver ucciso l’ex fidanzata, ha tentato pure di fuggire". 

 

 

Allo psichiatra è stato poi domandato che cosa suggerirebbe alla famiglia del ragazzo in carcere. Il saggista è stato netto: "Di andarsene dall’Italia. Soprattutto per offrire una vita migliore al piccolo di famiglia che ha appena 18 anni, e restando in quel paese sarebbe condannato alla gogna permanente. I ragazzi come anche i bambini sanno essere terribili nel far pesare le tragedie. Quindi consiglio davvero a questa famiglia di tagliare i ponti con il proprio luogo di origine e andarsene lontano, all’estero, come in Francia per esempio, dove il cognome Turetta non evoca immediatamente quel ragazzo che ha ammazzato l’ex fidanzata, al di là di come andrà il processo", ha concluso. 

 

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