Tagadà, Marco Travaglio smaschera Netanyahu: "Da vittima a carnefice"
“Nel giro di un mese e mezzo Netanyahu è riuscito a far passare Israele dalla parte della vittima alla parte dell'aggressore”, lapidario Marco Travaglio ospite di Tiziana Panella su La 7. A Tagadà il direttore de Il Fatto Quotidiano commenta le trattative in corso tra Hamas e Israele e la sorte del governo di Benjamin Netanyahu. “Il nemico ti può piacere o non piacere – spiega il giornalista – ma con lui prima o poi devi trattare”. C’è di più: “Questa trattativa ha una parte visibile – dice Travaglio – e poi c'è una parte che non vediamo che è anche più importante politicamente”. Il direttore argomenta: “chi ci sta guadagnando di più è Hamas perché in qualche modo ottiene una legittimazione – perché sottolinea – ha una propaganda dal suo punto di vista molto efficace”. Secondo Travaglio, infatti, il gruppo terroristico palestinese “cerca di dimostrare che tratta bene i prigionieri – racconta a Panella – e ha attirato Israele nella trappola di una guerra faticosa, lunga e dispendiosa dal punto di vista delle vite umane, soprattutto palestinesi e dal punto di vista dell'immagine”.
Responsabile di tutto? Secondo il giornalista Netanyahu che “non vede l'ora di riprendere le operazioni di guerra anche perché – ipotizza – se la guerra finisse, finirebbe anche Netanyahu”. Primo ministro israeliano che è “lì soltanto in nome della ragion di Stato che – sottolinea ironicamente Travaglio – impone a un Paese che non lo vuole più e ha degli alleati che non lo vogliono più, di tenerlo lì solo perché si è in guerra”. Giornalista che si lancia anche in una previsione sulle fortune di Netanyahu alla fine del conflitto: “Appena finisce la guerra, Netanyahu finisce nei guai – dice il direttore – oltre che per i suoi processi per corruzione, anche per i crimini di guerra che ha commesso a Gaza”. Fine del conflitto che, secondo Travaglio, sarà ricco di pesanti conseguenze: “quelli che sopravvivono a Gaza sono tutti candidati a diventare kamikaze o sostenitori o fiancheggiatori o elettori di Hamas – perché, alla fine di tutto, chiude il suo commento il giornalista – ci sarà una situazione ancora più radicalizzata e ancora più estrema di quella di oggi”.