Che tempo che fa, nuova letterina di Littizzetto: "Caro maschio...". Poi toglie il freno
È ormai un rito a Che tempo che fa. Quando Luciana Littizzetto entra in studio, poi sale sulla scrivania, incrocia le gambe e legge la letterina. Se nel corso di molte puntate del talk-show condotto da Fabio Fazio l'attrice torinese si è scagliata contro il governo, questa volta la missiva era diretta agli uomini. Il motivo? Il caso di Giulia Cecchettin, la ragazza scomparsa in un sabato qualsiasi insieme al suo ex fidanzato Filippo Turetta e poi ritrovata senza vita in un canalone, ha fatto riemergere la questione del patriarcato. C'è chi sottolinea quanto sia importante soffermarsi sulla responsabilità individuale e chi, invece, sostiene che sia necessario un discorso universale.
“Questa letterina ha 106 firme”.
— Che Tempo Che Fa (@chetempochefa) November 27, 2023
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"Caro maschio. Maschio alpha, beta e mi***ia. Caro fuco. Caro yin della mia yang, caro yang della mia yin, Merlo maschio, omino nero sulla torta nuziale. Portatore del sacro Graal. Uomo barbuto sempre piaciuto. Altra faccia della mela, quella col picciolo...": così ha esordito Luciana Littizzetto. "Dopo decenni in cui i maschi ci hanno detto 'ti spiego' una cosa che potevamo spiegare noi a loro, questa sera a nome di tutte faccio io il contrario. Sappiamo benissimo che non tutti gli uomini sono mostri e ci mancherebbe altro. Ma esiste una cosa che si chiama responsabilità collettiva che da maschi dovete assumervi. Perché noi donne quello che dovevamo fare l’abbiamo fatto. Siamo state coraggiose. Abbiamo denunciato. Abbiamo chiesto aiuto, abbiamo gridato, siamo scese in piazza, abbiamo manifestato, siamo state solidali tra di noi", ha continuato.
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La comica, rivolgendosi sempre alla fetta di telespettatori maschili, ha concluso con un appello: "Ora tocca a voi. A voi uomini. Voi dovete scendere in piazza. Voi uomini intelligenti, Voi uomini per bene, voi uomini rispettosi. Che siete fidanzati, mariti, figli, papà, ex, amici o conoscenti di una sera. Anche voi che dite 'io sono diverso. Non è colpa mia'. E invece sì. Ogni volta che siete stati zitti e non ci avete difeso sul lavoro, o nel giro di amici, che avete riso di noi per non sentirvi emarginati dal gruppo, l’infinita carovana dei vostri silenzi è responsabilità vostra".