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Cecchettin, cellulari alla fiaccolata. Crepet si indigna: "Cosa fotografano?"

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La storia di Giulia Cecchettin, la ragazza sparita nel nulla insieme al suo ex fidanzato e poi ritrovata, dopo sette giorni, senza vita in un canalone, ha fatto risprofondare l'Italia nell'incubo dei femminicidi. Urge un'analisi del fenomeno dal punto di vista sociale. A L'Aria che tira, il programma di politica e di attualità di La7, il conduttore David Parenzo ha ospitato Paolo Crepet e gli ha chiesto, appunto, di provare a fornire una spiegazione, di provare a segnalare i motivi per cui un uomo, in questo caso molto giovane, arrivi a compiere gesti estremi. 

 

 

"Il fatto che sia accaduto lì (in provincia di Pordenone, ndr) ci aiuta a togliere tutti i sociologismi. La violenza è sempre espressione di chissà quale periferia: non è così. Anzi, là dove c'è stato un impulso economico e sociale, questo non ha portato nessuno sviluppo emotivo": questa la premessa del celebre psichiatra. Poi Crepet ha spiegato meglio: "Il benessere ha aumentato il declino dell'empatia, non siamo empatici". 

 

 

L'ospite di Parenzo ha dunque ricollegato questa considerazione a un dettaglio che ha notato nel corso della fiaccolata organizzata proprio in memoria di Giulia Cecchettin. Tremila persone si sono riunite a Vigonovo in ricordo della 22enne strappata alla vita per una scelta di pura violenza. In testa al corteo il papà e la sorella della giovane. "Siamo pieni di telefonini. Anche alla fiaccolata era pieno di telefonini. Cosa c'è da fotografare a una fiaccolata? Almeno un minuto di silenzio nei confronti di una povera ragazza uccisa in quel modo ci sarà? Niente: solo reels", ha concluso Crepet. 

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