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Dario Fabbri: "Se non ripristinano la deterrenza", che succede tra Israele e Usa

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L'esercito israeliano ha continuato a perquisire l'ospedale principale di Gaza alla ricerca di nascondigli di Hamas, mentre il territorio palestinese è stato tagliato fuori dalle telecomunicazioni. Il governo di Hamas nel territorio ha dichiarato che i soldati israeliani hanno "distrutto" diverse strutture dell'ospedale al-Shifa, un enorme complesso a Gaza City al centro della guerra. L'operazione lanciata mercoledì contro l'ospedale Al Shifa, privo di acqua e di elettricità, ha scatenato le proteste della comunità internazionale, preoccupata per i circa 2.300 civili presenti al suo interno. Questo è il tema che ha acceso il dibattito a Omnibus, il programma mattutino di politica e si attualità che va in onda tutti i giorni su La7. Ospite in studio, Dario Fabbri ha provato a ricostruire gli ultimi sviluppi della guerra in Medio Oriente e ha tracciato possibili scenari. 

 

 

"Le prove fornite da Israele su quello specifico ospedale raccontano di una possibile o probabile promiscuità nell'utilizzo, nei rapporti, ma non decisiva. Israele sta perdendo la guerra mediatica. Se interviene in un ospedale, vuol dire che ha un'idea di intelligence che qualcosa ci sia", ha premesso l'esperto di geopolitica. "Non può essere così autolesionistica nè sadica da voler colpire un ospedale, davanti a una narrazione, a una diffusione di notizie negative per lo Stato ebraico dentro questa operazione", ha spiegato. Come è stata possibile l'intuizione che sotto all'ospedale si celasse un mondo altro? Per il direttore di Domino c'è stata "una soffiata dell'intelligence". 

 

 

L'esperto ha quindi fatto luce sui rapporti tra Israele e gli Stati Uniti. Per Fabbri "gli Stati Uniti sono molto preoccupati da un'eventuale occupazione della Striscia di Gaza. Il dibattito è questo: 'Guardate che dopo il 7 ottobre la vostra deterrenza è stata umiliata'; Israele risponde: 'Ma se noi non distruggiamo il feudo di Hamas, al di là dell'aspetto della reazione emotiva legata agli ostaggi, questo può accadere ancora. Se noi non ripristiniamo la deterrenza, quei Paesi arabi che si sono messi vicino a noi contro l'Iran ci penseranno due o tre volte'", ha concluso. 

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