Tagadà

Tagadà, il retroscena di Friedman che inguaia Netanyahu: cosa vuole segretamente

Si incrina sempre di più l’appoggio degli Usa a questo governo di Israele. A raccontare una serie di retroscena sui rapporti tra le due nazioni è Alan Friedman, ospite della puntata dell’8 novembre di Tagadà, il talk show pomeridiano di La7. Il giornalista non è affatto tenero con Benjamin Netanyahu: “Domenica scorsa, quando ho scritto che forse Netanyahu è un problema per Biden era ancora un tabù. Ora la frustrazione della Casa Bianca, con la rigidità di Netanyahu, è all’aperto. Hamas è l’aggressore, Hamas è un gruppo terroristico, nessuno giudica questo, ma il fatto che Netanyahu ha snobbato Biden e Blinken, evitando le pause umanitarie, significa che Netanyahu se ne frega di tutto, ha un solo interesse, conservare il suo potere da primo ministro. Sa che il 76% degli israeliani vogliono che se ne va appena finisce questa guerra. Netanyahu ha avuto per un anno una quasi guerra civile in Israele, con proteste che riempivano le strade contro i suoi tentativi di prendere il controllo della Corte Suprema. A Netanyahu viene data la colpa di non aver salvato gli ostaggi, di non aver fatto abbastanza per prevenire l’attacco”. 

 

 

“La questione è - prosegue l’analisi di Friedman - perché l’America non può aumentare la pressione su Netanyahu per far sì che si comporti in maniera congrua con la legge internazionale e la dignità. Questo lo capiremo nei prossimi giorni, qualcosa verrà fuori. Dobbiamo constatare che Hamas è un gruppo terroristico, ma Netanyahu ha fatto tanto per provocare questo, compreso quando lui e Donald Trump hanno trasferito a Gerusalemme l’ambasciata americana, era un’offesa”.