Scherzo a Meloni, per Floris "il caso non è chiuso". Ma Giuli smonta i teoremi
Anche stasera venerdì 3 novembre a Otto e mezzo si parla della telefonata-fake dei due comici russi con Giorgia Meloni. La premier oggi ha annunciato le dimissioni del consigliere diplomatico Francesco Talò per una vicenda, ha detto Meloni, gestita con "leggerezza". Tra l'altro i due comici russi in passato hanno fatto scherzi analoghi a capi di Stato e celebrità. Tra gli ospiti di Lilli Gruber c'è Giovanni Floris, il conduttore di Dimartedì, secondo cui "il caso non è chiuso". Perché? Per il giornalista per evitare che Talò possa sembrare il "capro espiatorio", Meloni "deve affrontare l'inadeguatezza dello staff, un problema che hanno creato molto loro", ossia il governo. "Sono stretti in una tenaglia: o ammetti di essere beffato da uno scherzo oppure devi prefigurare un complotto che arriva fino alla mente di Putin - ipotizza Floris - sono stati tentati da questa seconda ipotesi che apre degli scenari così inquietanti che bisogna andare a vedere punto per punto, ad esempio si può immaginare ci possa essere una talpa a Palazzo Chigi".
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Non basta. "C'è un secondo tema che riguarda i toni che ha usato Giorgia Meloni nella telefonata", "assolutamente informali". Questi, per Floris, "portano un’ombra di inadeguatezza anche sulla presidente del Consiglio", ombre che "avevano finora inseguito solo gli uomini di questa maggioranza".
Alessandro Giuli, intervenuto poco dopo, scaccia le "ombre di inadeguatezza" agitate da Floris, e ricorda ad esempio che Angela Merkel, anche lei finita nella trappola del duo russo, "ha pensato di parlare con Poroshenko, un ex presidente ucraino". "Credo che ci si debba mantenere le parole della presidente del Consiglio la cosa è stata gestita male e per una forma di responsabilità oggettiva il consigliere diplomatico si dimette, è una cosa che, se lascia delle ombre, le lascia sul fatto che ci siano in circolazione dei piccoli Prigozhin della satira russa che incombono sulle linee di minor resistenza nella impermeabilità delle nostre strutture europee", afferma il presidente del museo Maxxi. Sui contenuti, "mi permetto di rilevare che in fondo Giorgia Meloni parla in privato, anche se era una conversazione importante, così come parla in pubblico, sia pure con dei toni un po' più accorati", conclude Giuli.