Tagadà, Mieli assolve Meloni: “Messa in mezzo dal Cremlino, ma non l'hanno ingannata”
Lo scherzo telefonico a Giorgia Meloni viene analizzato nel corso della puntata del 2 novembre di Tagadà, talk show di La7 condotto da Tiziana Panella. In collegamento da Palazzo Chigi c’è Luca Sappino, che racconta come Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza con delega ai Servizi, abbia detto che “il presidente del Consiglio l’aveva capito subito’’ che si trattatava di uno scherzo nella telefonata del 18 settembre. Il commento in studio è affidato a Paolo Mieli: “Mentre noi stiamo parlando giustamente di Gaza, in Ucraina stanno succedendo di nuovo delle cose come Bakhmut. Ma insomma non è il momento di parlarne, però quella guerra è in atto e preme. Vorrei segnalare, a proposito di dire continuamente che è uno scherzo, è la prima volta che il giorno dopo dello scherzo il portavoce ufficiale del presidente russo Putin prende posizione sullo scherzo e i giornali russi ci aprono. Quindi è uno strano scherzo questo, è uno scherzo che il Cremlino prende molto sul serio”.
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L’ex direttore ed editorialista del Corriere della Sera non condanna affatto il comportamento e le parole di Meloni: “Morale di questa favola, hanno messo in mezzo la Meloni, hanno provato a farle dire delle cose che non ha detto, perché tutto sommato ha detto delle cose di cui non ha da vergognarsi o pentirsi, sono un po' più di quelle che diceva pubblicamente. Come quando ha parlato di una soluzione che soddisfi entrambe entrambe le parti, non è dire ‘gli ucraini devono riprendersi la loro terra’. Dice che ci deve per essere soddisfazione per gli ucraini, ma anche per i russi. Ha detto tante altre cose e ha svicolato sull’affare Bandera. Oggi addirittura le danno della nazista in Russia. Quindi si è creato intorno alla Meloni un caso politico internazionale, dovuto al fatto che gli hanno passato questa telefonata, una falla nella sicurezza che va chiarita. Basta giudicare le reazioni della stampa russa e della politica russa a tutti i precedenti scherzi di questi burloni. Nessuna in passato, enormi oggi”.
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“È evidente che - va avanti Mieli - hanno individuato in Meloni un anello debole, lei non si è dimostrata un anello debole, però l’imbastitura era un'imbastitura politica, non era un gioco come Le Iene. Le opposizioni sono forse obbligate a dire questo. Superficialità? Se mi fanno a me uno scherzo telefonico e i miei collaboratori mi passano il presidente dello Zimbabwe, io ho dei collaboratori a cui credo e no, povera Meloni. Ci sarà qualche disgraziato fra questi che è stato un po’ leggero”.