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Zubin Mehta, la morte è una bufala. Chi si nasconde dietro la fake news

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Un lavoro "di fino" iniziato addirittura a maggio scorso con l’apertura di un account (fasullo) a nome dell’ufficio stampa della Filarmonica di Los Angeles. Qualche post, alcuni retweet e poi il colpo: l’annuncio della morte di Zubin Mehta. Seguito dopo circa 3 ore da una dicitura ormai diventata familiare nel mondo dei bufalari e delle loro vittime: «Questo è un account falso creato da Tommaso Debenedetti». "Ancora lui" hanno sospirato quelli che da più di una decina d’anni ormai si destreggiano nel campo minato delle fake disseminate da Debenedetti. "Ancora lui" deve aver sospirato chi per anni ha dato credito a interviste totalmente inventate a personaggi di caratura spacciate a giornali di medio cabotaggio.

Ma chi è Tommaso Debenedetti e perché da nipote di un celebratissimo critico letterario e figlio di apprezzato giornalista è finito a fare lo spacciatore di bufale? La panzana come forma d’arte, si potrebbe dire. Volendo si potrebbe addirittura citare il più illustre dei precedenti, la "Guerra dei mondi" di Orson Welles diffusa via radio in un’America incredula. Ma qui siamo in tutt’altra sfera e la storia di Debenedetti la illustra bene. A smascherarlo, nell’aprile del 2010, fu un’intervista a Philip Roth in cui una giornalista chiedeva allo scrittore di approfondire un discorso sul disincanto dell’America nei confronti di Barack Obama di cui aveva parlato in un’intervista a un altro quotidiano. Ma Roth, orripilato, smentiva di aver mai detto quelle cose e di aver mai rilasciato un’intervista a quel giornale. Alla faccenda si appassionò il New Yorker che, si sa, non molla l’osso facilmente e scoprì che, oltre ad aver inventato di sana pianta l’intervista a Roth, Debenedetti aveva fatto lo stesso con John Le Carrè, Gore Vidal, Herta Mueller e David Grossman.

 

 

 

Fine carriera. Almeno quella di (pseudo) intervistatore. Ma inizio di quella di bufalaro di professione, agevolata dalla diffusione dei social network e dalla facilità di creare falsi profili. Uno dei colpi più clamorosi risale al 2018 quando fece dire, attraverso un account fake, al ministro della cultura greco che era morto Costa Gavras, finché non fu il regista in persona a smentire la notizia in diretta tv, dopo che l’Associated Press e poi molti media internazionali l’avevano ripresa. Come avrebbe amato dire Mark Twain, «spiacente di deludervi ma la notizia della mia morte è grossolanamente esagerata». Salvo scoprire che anche questa citazione è un fake.

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