equilibrismi choc

Daniele Capezzone travolge Patrick Zaki: le 7 domande che lo inchiodano

È bufera su Patrick Zaki, l'attivista egiziano che con i corpi ancora caldi dell'attacco di Hamas a Israele pontificava sui social sul "serial killer" Netanyahu. I distinguo successivi dello studente grazia to da Al Sisi grazie all'intervento del governo di Giorgia Meloni non hanno fatto altro che peggiorare la sua posizione, tanto che è stato scaricato anche da Fabio Fazio che lo aveva annunciato come ospite d'onore della prima puntata di Che tempo che fa sul Nove. Il direttore editoriale di Libero, Daniele Capezzone, dalla prima pagina del quotidiano oggi lo travolge con sette domande: "Mentre le belve di Hamas trucidavano, rapivano, stupravano, sgozzavano, umiliavano perfino i cadaveri – le sue prese di posizione, i suoi post, i suoi tweet ci sono parsi orrendi, ambigui, furbetti", attacca.

 

Detto che il" governo italiano ha fatto non bene ma benissimo, a suo tempo, a battersi per la sua liberazione", Capezzone entra nel merito. Le sette domande "semplici, chiare, precise": "Dopo le polemiche dei giorni passati (...)  ha diffuso sui social un lungo testo. Come mai non è riuscito a scrivere le parole "terrorismo” e “terroristi” a proposito di Hamas? Aveva finito i giga? Aveva il telefono scarico? O quelle parole ha scelto volontariamente di non usarle? Nel caso, lei ritiene forse che quelli di Hamas non siano terroristi?". 

E ancora: "Perché non è ancora riuscito a esprimere chiara solidarietà (..) alle vittime israeliane?". "Come mai non ha saputo condannare il fatto che le bestie di Hamas si siano perfino accanite sui corpi senza vita dei militari israeliani morti?", scrive Capezzone. La quarta domanda è sul riferimento al fascismo: "Scusi, ma che c’entra il fascismo? Le do un’informazione: Benito Mussolini è morto nel 1945 e oggi siamo nell’ottobre del 2023, 78 anni dopo. E peraltro che c’entra il fascismo con lo Stato ebraico? O lei vuole insinuare che gli israeliani siano fascisti?". 

 

Insomma, le acrobazie di Zaki sono plateali. "Per aggredire verbalmente il premier israeliano, lei non ha avuto esitazioni: due parole secche, due rasoiate («serial killer»). Invece, interpellato su Hamas, dopo due-tre giorni di melina, ha cominciato a fare il giro di tutte le perifrasi e tutte le circonlocuzioni possibili", attacca il giornalista. "arrivando – come massimo di presa di distanza – a citare le «politiche religiose conservatrici e oscurantiste di Hamas». Quindi, ci faccia capire bene: secondo lei, non sono tagliagole, ma sono più che altro un po’ bigotti?". 

Capezzone poi chiama in causa l'attivista egiziano sul mancato accenno, nel lungo testo, all’Iran, "che sostiene e sponsorizza il terrorismo internazionale. È Teheran che vorrebbe cancellare Israele dalla faccia della terra (..) Come mai lei non riesce a balbettare nulla su questo argomento?". Per ultimo, il direttore sottolinea che Zaki "si sofferma sull’impossibilità di «giudicare gli eventi attuali (...) senza inserirli in un contesto storico». Che fa, pure lei si mette a fare il “complessista”?". Insomma, la tesi "ambigua" della "violenza da ambo i lati", rischia di suonare come una agghiacciante giustificazione.