Israele, il generale Fioravanti: la tattica dei militari Onu al confine con il Libano
Sul campo la situazione è in continua evoluzione e non sembra poterci essere una de-escalation. Anzi, si prefigura un’operazione di terra e una portaerei statunitense, che fino a ieri era nel Mar Ionio, è attesa a breve nel Mediterraneo orientale. La risposta di Israele verso il movimento palestinese Hamas "sarà difficile e terribile. Cambieremo il Medio Oriente", ha detto il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu. Ospite a Tagadà, il talk-show di approfondimento giornalistico di La7, il generale Maurizio Fioravanti si è soffermato sui militari italiani impegnati nel Sud del Libano per la cosiddetta Unifil, la forza di interposizione creata alla fine degli anni Settanta con lo scopo di governare le tensioni fra Libano e Israele e ancora oggi finanziata dall’Onu.
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"Conosco al cento per cento il Libano per i miei trascorsi. Dal 1982 al 1984, quando ero giovane tenente, e poi dal 2006 è partita l'ultima missione delle Nazioni Unite", ha detto Fioravanti. Poi, incalzato dalla conduttrice Tiziana Panella, il generale ha parlato del contingente nel Sud del Libano che ha un ruolo di primo piano nella moderazione delle tensioni: "Ci sono circa 1250 militari italiani al confine con il Libano. È una missione delle Nazioni Unite, un settore italiano a ovest e uno spagnolo a est".
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Il generale ha fatto luce sul ruolo dei militari italiani: "La missione prevede da parte delle unità delle Nazioni Unite il pattugliamento lungo la linea di confine, da soli e insieme al Libano quando ci sono scontri. Perché questo? Perché frequentemente partono dei razzi che vengono lanciati dal sud verso Israele. Tel Aviv risponde con altri razzi: in quel momento i militari Onu entrano nel bunker", ha spiegato Fioravanti sulle forze dell'Unifil.