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Israele, Rampini e il vero obiettivo di Hamas: ribaltone sull'Arabia Saudita

Luca De Lellis
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Sta rapidamente assumendo i contorni di una strage la guerra tra Hamas e Israele. Un’escalation fulminante iniziata il 6 ottobre con migliaia di razzi partiti dalla Striscia di Gaza verso Israele e che si inasprisce di giorno in giorno. Stando a conteggi approssimativi si calcolano oltre 700 morti israeliani, inclusi i 260 del massacro del rave, e altri 500 corpi palestinesi senza vita. Per non addentrarsi, poi, nella somma dei feriti o dispersi. L’affronto del Movimento di Resistenza Islamica è arrivato per consolidare il primato del gruppo paramilitare in campo palestinese, ed è sostenuto anche dall’Iran che guarda con interesse alla vicenda. Ma un primo indizio sulle ragioni all’origine dell’attacco, come riporta Federico Rampini sul Corriere della Sera, giunge direttamente dal progressivo allontanamento dell’Arabia Saudita da Israele. “Il Regno dell’Arabia saudita – ha sentenziato il ministro degli Esteri di Riad – considera Israele responsabile, per le sue ripetute provocazioni e la privazione di diritti inflitta ai palestinesi”.

 

 

Parole che pesano come un macigno, e che portano con sé inevitabili considerazioni di natura geopolitica. Infatti, scrive il giornalista, se fino a qualche giorno fa appariva “imminente una svolta storica in Medio Oriente, cioè il riconoscimento diplomatico di Israele da parte della più grande potenza araba”, dopo la presa di posizione di Riad ciò non sembra più un’ipotesi plausibile. E questo equivale già a un primo obiettivo raggiunto da parte di Hamas, che nel suo futuro ideale vede un graduale isolamento del governo di Tel Aviv, che intanto ha dichiarato lo stato di guerra. Cosa comporta questo mancato riallacciamento dei rapporti tra Israele e la più ricca potenza araba del principe Mohammed bin Salman? Un orizzonte tutt’altro che roseo specie per Israele che, senza il completamento degli accordi di Abramo, perde un fattore cruciale per il riconoscimento internazionale del Paese.

 

 

Sinora l’abbiamo vista dal punto di vista degli “altri”. Ma cosa pensa Israele di tutta questa disastrosa situazione? Secondo la firma di Rampini, l’attacco di Hamas ha avuto ripercussioni anche sull’umore dell’estrema destra israeliana che mantiene le proprie posizioni di contrasto rispetto ai palestinesi, senza accettare alcun compromesso di sorta. Insomma, “anche a Tel Aviv l’interesse verso il riconoscimento diplomatico di Riad diminuisce”, se questo per bin Salman significherebbe offrire qualche concessione alla Palestina. Il sogno di un Medio Oriente non guerrafondaio è sempre più una chimera, a scapito di migliaia di morti civili che gridano vendetta. 

 

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