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Israele, da Feltri un sostegno incrollabile: “Non bastano più le parole”

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“Forza Israele, Viva Israele!”. Inizia così l’editoriale di Vittorio Feltri apparso sulla prima pagina dell’edizione dell’8 ottobre de Il Giornale, uscita all’indomani dell’attacco di Hamas nei confronti di Israele. Il direttore editoriale del quotidiano è netto nel sostenere lo stato ebraico e chiede che si faccia uno sforzo decisivo dopo troppa violenza e morte: “Quando si alza la voce in sua difesa, vuol dire che è tardi, e contro Israele è già partita una nuova aggressione, e i corpi degli ebrei assassinati sono per strada. Questo è ciò cui stiamo assistendo, mentre le voci degli ipocriti chiedono a Netanyahu una risposta ‘moderata’, come se si potesse rispondere a chi ti dà guerra con una mezza guerra, un quarto di guerra, un pezzetto di missile e un carro armato con un cannolo al posto del cannone. Non mi stupisco perché i palestinesi e in generale i musulmani sono specialisti nel ramo. Tu stai pregando, riposando, gustando il sorriso dei figli? Tempo perfetto per pugnalarti alle spalle”.

 

 

“Esisterà pure - sottolinea Feltri - una maniera meno cretina delle guerre per la democrazia di evitare il suicidio dell’Occidente. Per me intanto coincide con il sostegno senza se e senza ma a Israele. Esiste una sola linea politica sensata del nostro governo a questo punto, e mi pare che ce ne siano i presupposti nelle dichiarazioni di Giorgia Meloni e dei suoi ministri. Bsogna determinare le condizioni per il disarmo delle entità statali o all’ombra di Stati che minacciano Israele. Non sto chiedendo di dispiegare portaerei, che peraltro non abbiamo, davanti alle coste del Libano o nel Golfo Persico, ma di non acquietarsi nella solidarietà verbale. Alle dichiarazioni devono conseguire atti di amicizia e di inimicizia. Non possiamo più consentire che questa Nazione sia perennemente esposta al rischio di annientamento. Anche per ragioni che gli esperti chiamerebbero geopolitiche, ma che, senza citare Kissinger, equivalgono al buon senso. La salvezza di Israele significa la nostra salvezza. Rendiamoci conto - la chiosa amara del direttore - che, se Gerusalemme dovesse perdere una guerra, una qualsiasi guerra, non ci potrebbe essere rivincita per i suoi giusti, verrebbero spazzati via. La sfida è totale da parte di chi vuole fare di Israele un cumulo di macerie. Vorrei fare di più. Tutti dovremmo fare di più. Viva la Stella di Davide!”.

 

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