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Capezzone smaschera le prese in giro dei magistrati: “Travolgono il diritto”

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Daniele Capezzone dice basta alle ingerenze dei giudici nel lavoro quotidiano del governo. Il direttore editoriale di Libero ha dedicato un articolo, apparso sull’edizione del 4 ottobre del quotidiano, allo strapotere delle toghe dopo la sentenza del Tribunale di Catania e il successivo scontro tra la politica e il mondo della giustizia: “Peggio dell’entrata a gamba tesa della magistratura, c’è solo la presa in giro immediatamente successiva. Usciamo da un trentennio in cui il partito dei magistrati ha fatto di tutto e di più: rovesciato governi, aggredito primi ministri, abusato della carcerazione preventiva, disposto (e propalato) intercettazioni a strascico. Una volta attraverso il controllo del Csm, un’altra volta attraverso l’Anm e le sue correnti, i magistrati hanno costantemente provato a costituirsi in anomala e abusiva ‘terza Camera’, contendendo a Parlamento e governo il compito di legiferare e di determinare la politica della giustizia. Anche stavolta, sull’immigrazione, il gioco è sempre il solito, dilatare l’ambito dell’interpretazione fino a una vanificazione della norma, a un suo rovesciamento, travolgendo in un colpo solo Stato di diritto e separazione dei poteri. E che, per giunta, siano i magistrati, adesso, a rimproverare a Giorgia Meloni una presunta invasione di campo, rende tutto letteralmente surreale”.

 

 

“È l’ora – tuona Capezzone - di archiviare questa anomalia italiana (purtroppo in rapida via di esportazione) secondo cui, partendo dall’idea che il magistrato sia ‘in lotta’, possa permettersi una latitudine di intervento pressoché sconfinata, invadendo poteri e attribuzioni che non gli appartengono. Tocca solo al legislatore scelto dai cittadini, e non a un magistrato, ‘innovare’ nel senso di una riscrittura delle norme. Il giudice deve astenersi il più possibile da elementi extratestuali, da considerazioni politiche-sociali-economiche, deve discernere, non riscrivere”.

 

 

 

Poi la chiosa finale da parte del giornalista, che tira in ballo anche l’ala sinistra della politica: “Queste idee dovrebbero piacere pure a chi, a sinistra, non sia desideroso di imporre per via giudiziaria ciò che non può ottenere per via politica. Ma nella sinistra italiana c’è qualcuno disposto a rifiutare l’uso politico della giustizia?”.

 

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