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Michele Santoro, chi c'è nel partito pacifista: tutti i nomi della lista

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La lista di Michele Santoro scalda i motori per la lunga corsa verso le elezioni europee. Il giornalista, storico conduttore di trasmissioni Rai come Sciuscià e Il rosso e il nero,  con Raniero La Valle ha messo insieme una eterogenea platea di pacifisti per la sua nuova avventura che sembra destinata a diventare un partito. I temi sono quelli cavalcati da Santoro nell'ultimo anno e mezzo: basta con la guerra, stop alle armi all'Ucraina, Italia via dalla Nato. A fare l'elenco dei santoriani è Francesco Specchia su Libero, che li definisce "nuovi mostri", una comitiva "fra l’Internazionale Socialista e il bar di Guerre stellari".

 

"C’è un vecchio eroe del pueblo al cashmere come Fausto Bertinotti e c’è Ciruzzo Cerullo in arte Jorit, street artist che sui muri di Mariupol graffitava bimbe piangenti su bombe Nato (facendo inca**are gli ucraini bombardati dai russi)", scrive Specchia che elenca. Ci sono il Capitano Ultimo, il matematico Odifreddi, il filosofo Massimo Cacciari, il corrispondente Rai da Mosca Marc Innaro, Vauro e Ginevra Bompiani. "Ci sono anche le parenti illustri, Maria Fiida Moro e Milly Moratti; e le artiste di retrovia" Fiorella Mannoia, Valeria Golino, "perfino Marisa Laurito". Ci sono cattolici e apolitici, ma soprattutto "veteromarxisti" ed esponenti della sinistra più radicale. Nichi Vendola, Luciana Castellina fondatrice del Manifesto, ma anche "la no-vaxissima giornalista Lara Logan quella che un tempo equiparò simpaticamente il dottor Anthony Fauci al dottor Joseph Mengele tanto per esser equilibrati".

 

Che speranze hanno di farcela alle europee? Parlano i sondaggisti. "Carlo Buttaroni, fondatore dell’Istituto Tecné, spiega che «a sinistra c’è un eccesso di offerta politica» ambientalista, movimentista, pacifista, anticapitalista, antiatlantista. La conclusione è che «alla fine, pescano tutti nello stesso bacino elettorale. Per chi arriva al 3% c’è chi scende al 2% o all’1%»". Insomma, non c'è trippa per gatti. La pensa così, per motivi diversi, anche Antonio Noto secondo cui "un solo tema", in questo caso il pacifismo, non funziona mai.  

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