Luigi Di Maio sceicco d'Arabia con un tesoretto di 1,8 milioni
Quanto pagano i contribuenti europei per il Grand Tour arabico di Luigi Di Maio? La risposta si trova all’art.5 della decisione del Consiglio dell’Unione europea del 15 maggio scorso: «L’importo di riferimento finanziario destinato a coprire le spese connesse al mandato dell’RSUE (Rappresentante Speciale della UE) per il periodo in questione dal primo giugno 2023 al 28 febbraio 2025 è pari a 1.800.000 euro». Un milione e ottocentomila euro per 21 mesi di lavoro. È bene ricordare che l’ex ministro degli Esteri italiano oggi percepisce uno stipendio di circa 16mila euro al mese. Soldi compresi nel budget di 1,8 milioni che serve a Di Maio anche per pagare l’intera attività che è chiamato a svolgere nei Paesi del Golfo, a partire dal "team" che lo supporta.
La nuova vita araba di Di Maio: altro che guerra alla povertà
Come si legge ancora nell’atto di nomina, «nei limiti del mandato dell’RSUE e dei corrispondenti mezzi finanziari messi a disposizione, l’RSUE è responsabile della costituzione di una squadra. Il gruppo include competenze su questioni politiche specifiche come richiesto dal mandato. L’RSUE tiene tempestivamente informati il Consiglio e la Commissione sulla composizione della squadra».
Lo staff è composto da quattro diplomatici distaccati e indicati dagli Stati membri (in particolare da Francia, Germania, Italia e Romania). L’ufficio di Di Maio si trova a Bruxelles, presso il Seae, il Servizio europeo per l’azione esterna. Grazie al budget che gli è stato messo a disposizione vengono pagati gli stipendi del personale, i viaggi, gli hotel, l’affitto dell’ufficio e dei computer, oltre all’organizzazione delle conferenze. Fuori dall’Italia Di Maio non ha diritto ad alcun tipo di sicurezza. Viaggia senza security e con voli di linea e taxi.
Continua il tour arabo di Di Maio, dopo il Bahrein tocca al Qatar
Ieri Di Maio era a New York, in occasione dell’assemblea generale delle Nazioni Uniti. In molti si chiedono quali siano i risultati raggiunti da Di Maio in questi primi tre mesi e mezzo da rappresentante europeo nel Golfo. Un resoconto lo fornisce lui stesso sul suo profilo Twitter. Giugno gli è servito per una sorta di rodaggio a Bruxelles. Poi, da luglio ha iniziato a volare nella regione del Golfo. Prima destinazione: Riad. In Arabia Saudita ha incontrato il vice speaker del Saudi Shura Council, Mishaal Mohammad Al-Sulami; poi è stato ricevuto da Sua Altezza Reale il principe Turki al Saud e dai viceministri degli Esteri Waleed Abdulkarim El Khereiji e della Difesa Khaled Al Biyari. Incontri definiti dallo stesso Di Maio come fonte «d’ispirazione per ascoltare valutazioni sagge e approfondite».
Dello stesso tenore anche la missione successiva, subito dopo Ferragosto, in Bahrein. Molte le foto pubblicate via social con sceicchi e ministri. A inizio settembre ha fatto tappa in Qatar, Oman ed Emirati Arabi Uniti. Dieci giorni fa il viaggio forse più importante di tutti: a Teheran. Una missione con un obiettivo concreto: far pressione per liberare i cittadini comunitari detenuti in Iran, come il diplomatico europeo di nazionalità svedese, Johan Floder. A svelare lo scopo della visita è stato Josep Borell, l’Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, l’uomo che ha fortemente voluto Di Maio nel ruolo di inviato nel Golfo Persico. In merito alla detenzione di Floder, Borrell ha spiegato che, «a volte un lavoro discreto vale più di 70 discorsi di un minuto, e lo dico col massimo rispetto. Cerchiamo di ottenere il suo rilascio, lo abbiamo fatto fino dall’inizio e continueremo a farlo con gli strumenti che ci permettano di conseguire effettivamente il risultato. Perché esprimere l’indignazione morale come avete fatto voi va sicuramente bene, ma questo non ha la capacità miracolosa di risolvere il problema».
I deputati europei della Lega hanno più volte cercato di fare luce su quali siano gli obiettivi concreti del lavoro di Di Maio e se la sua nomina abbia rispettato le procedure previste dalla normativa europea. Il 26 aprile scorso, Paolo Borchia, del gruppo Identità e democrazia, ha presentato un’interrogazione a Borrell per conoscere «con quali criteri e con quale metodologia sia stato condotto il processo di selezione per l’incarico assegnato all’ex ministro Di Maio», e per sapere quali siano «gli obiettivi e le tempistiche fissate per il raggiungimento degli obiettivi stessi inerenti alla missione che il nuovo inviato dovrà portare a termine». La risposta dell’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione è arrivata il 9 giugno: «Le istruzioni per la nomina, il mandato e il finanziamento dei rappresentanti speciali dell’Ue dell’11 marzo 2014 sono state pienamente rispettate. Il mandato principale del nuovo rappresentante speciale dell’UE sarà sviluppare ulteriormente un partenariato più forte, globale e più strategico con i paesi della regione del Golfo, sostenendo l’AR/VP (Alto rappresentante e vicepresidente, ndr) nell’attuazione degli aspetti di politica estera e di sicurezza di cui alla comunicazione congiunta dell’UE "Un partenariato strategico con il Golfo", del 18 maggio 2022, e alle correlate conclusioni del Consiglio del 20 giugno 2022».