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Favino a valanga sul film Ferrari: "Attori stranieri? Appropriazione culturale"

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Pierfrancesco Favino è finito sotto la lente di ingrandimento del pubblico per aver presentato alla Mostra del Cinema di Venezia il nuovo film di Edoardo De Angelis, Comandante. La pellicola, ambientata durante la seconda guerra mondiale, racconta la storia di Salvatore Todaro, il capo del sommergibile Cappellini della Regia Marina, che nel 1940 salvò i naufraghi di una nave belga, la Kabalo, da lui stessa affondata, per condurli in un porto sicuro. In occasione dell'80esima edizione dell'evento cinematografico più atteso d'Italia, l'attore è tornato a sostenere il cinema italiano. Per rivendicare l'eccellenza del nostro Paese, però, Favino ha chiamato in causa il film Ferrarì di Michael Mann, dedicato, come intuibile, a Enzo Ferrari e interpretato da Adam Driver. 

 

 

Non è la prima volta che Adam Driver interpreta un personaggio italiano. È già successo nel film House of Guccì di Ridley Scott, in cui la star interpreta il personaggio di Maurizio Gucci. Questa decisione di scegliere attori stranieri per dare voce e corpo a figure italiane è stata commentata da Pierfrancesco Favino. "Prima c’era la capacità di proteggere il proprio cinema. Se avessero prodotto Ferrarì in quegli anni l’avrebbero fatto fare a Vittorio Gassmann e invece non ho letto nulla che sottolineasse la stranezza che l’abbia interpretato un attore americano. Dovete scriverlo, altrimenti stiamo tutti aspettando solo cosa dice il grande divo", ha detto l'attore. 

 

 

"Se un cubano non può fare un messicano perché un americano può fare un italiano? Non vedo perché non si debba parlare di appropriazione culturale se una storia del genere non si faccia con attori italiani del calibro di quelli che vedete qui, non io", ha continuato l’attore riferendosi a Toni Servillo, Valerio Mastandrea e Adriano Giannini. "Non è divertente il fatto che ci prendano per il c**o in House of Guccì. Se noi ci azzardassimo a farlo, dall’altra parte ci aprirebbero le membra. Servirebbe reagire per guadagnarsi il rispetto", ha sottolineato Favino.

 

 

"Non sapevo che tutta la famiglia Gucci parlasse come nel New Jersey. Perché essere italiano vuol dire scimmiottare luoghi comuni? È una cosa che trovo offensiva. Avere un nonno italiano non significa essere italiano. Noi invece stiamo lasciando, non facendolo notare, che quel cliché dell’italianità rimanga tale, in modo che poi quando ti offrono il ruolo devi fare la macchietta. Nessuno dice questa cosa, dove si stanno facendo i grandi scioperi in questo momento. Non vedo un attore americano interpretare un tedesco, un greco o un cubano. Non si sa perché, invece l’italiano sì", ha continuato. Favino, poi, ha poi aggiunto: "Se sei in una serie americana, come il caso della nostra amica Sabrina Impacciatore, allora si dice, ’Finalmente un volto italiano'. Probabilmente la questione non è la mancanza di talento, ma il fatto che vada protetto.Bisogna fare sistema insieme, tutta l’industria. Non voglio essere paternalista, ma se qui a Venezia la notizia è chi non c’è, piuttosto che chi c’è…". 

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