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Omnibus, Nathalie Tocci rivela il futuro di Putin. Cosa succederà allo zar

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Vladimir Putin è “infinitamente più debole di quanto lo fosse 3 mesi o 3 anni fa” e, prima o poi, “ci sarà qualcuno che in qualche modo ne approfitterà”. Nathalie Tocci traccia in poche parole il presente e il futuro del presidente russo all’indomani dei funerali del capo della Wagner, Evgeny Prigozhin. Intervenuta a "Omnibus" su La 7 l’analista racconta ciò che sta accadendo e che succederà a Mosca nei prossimi mesi. L’analisi non può che iniziare dalla morte dell’ex chef di Putin, l’uomo che, con la sua compagnia di mercenari, ha fatto per anni il lavoro sporco del Cremlino in lungo e in largo per il globo. I funerali danno la conferma che “lo stato russo è di fatto diventato uno stato mafioso” e rendono evidente “il coinvolgimento del Cremlino” nella morte di Prigozhin. 

Ma c’è di più: secondo la direttrice dell'Istituto Affari Internazionali di Roma, le esequie del capo della Wagner offrono più di qualche spunto di riflessione sull’attuale stato delle cose a Mosca: “come funziona la mafia? Naturalmente funziona al di là di quelle che sono regole e leggi scritte, ma comunque ci sono delle regole” come “l'idea della lealtà, l'idea dell'onore, regole non scritte che valevano in Russia” e che “sono state spazzate via”. E adesso “la parola data da Putin a Prigozhin – il riferimento è alla promessa fatta del presidente di russo al suo ex amico di avere salva la vita dopo il golpe – “sappiamo che vale zero” e questo ha delle implicazioni perché se “ci dovesse essere un futuro Prigozhin in Russia è evidente che non si fermerà a 200 km da Mosca”.

Ma adesso, secondo Tocci, non sembrano esserci dei nuovi Prigozhin all’orizzonte anche perché “non possiamo sapere esattamente quelli che sono i giochi di potere, gli equilibri, il modo in cui l'andamento della guerra avrà un impatto diciamo sulla stabilità del regime”. Secondo la politologa, poi, il presente e il futuro di Vladimir Putin è segnato: il presidente oggi “è più forte rispetto a quanto non lo fosse 2 settimane fa” ma “è infinitamente più debole di quanto fosse 3 mesi o 3 anni fa” perché “è emerso alla luce del sole quello che è un vulnus all'interno del regime”. Il modo in cui Prigozhin è stato assassinato “non fa che accentuare ulteriormente quella che è la sfiducia di fondo, la paura che prima o poi ci sarà qualcuno che in qualche modo ne approfitterà”.

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