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Russia, Mieli tuona contro Putin: “È come Stalin”. Quel particolare su Lenin…

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Paolo Mieli va all’assalto di Vladimir Putin. Il nuovo libro di testo che gli studenti russi porteranno sui banchi di scuola a partire da settembre riscrive «la storia degli ultimi cinquant’anni» fino alle vicende attuali del conflitto in Ucraina (bollato come «Stato nazista» nei nuovi manuali) e con questa operazione il presidente Vladimir Putin, «eccezion fatta per Lenin, recupera in toto la storia come veniva raccontata ai tempi di Stalin e di Breznev». «Fondamentalmente», sottolinea Mieli nel suo editoriale sul Corriere della Sera, «Putin ha gettato a mare Lenin stabilendo una continuità tra la stagione degli zar che hanno fatto grande la Russia (Caterina II, Alessandro III) e quella di Stalin. Il quale, dopo aver stipulato nel ‘39 un patto con Hitler, una volta aggredito (nel ‘41) dalla Germania nazista, l’ha combattuta riuscendo, ed è questo il suo merito, ad ampliare i confini dell’Unione Sovietica». 

 

 

«Tutti i riconoscimenti delle responsabilità staliniane in piccoli e grandi misfatti» (tra cui le fosse di Katyn, la repressione dei dissidenti, e l’«arcipelago gulag»), «tutte queste ammissioni di colpa in alcuni tra i più efferati crimini del XX secolo, sono scomparse» nei manuali di storia che approderanno nelle scuole della Federazione russa. Mieli rivolge poi una critica a quegli storici occidentali «che guardano con simpatia al Presidente della Federazione russa» e che «si sono adeguati» alla rivisitazione della storia fatta dal governo di Putin. 

 

 

«In pochi - rimarca l’editorialista - hanno trovato qualcosa da ridire sulle svariate pubblicazioni in cui, nell’ultimo anno e mezzo, sono state riproposte versioni della storia russa ricalcate su quelle degli anni Cinquanta». Secondo Mieli «è uno sbaglio considerare le divagazioni storiografiche di Putin come cose marginali. A maggior ragione adesso che le tesi dell’autocrate moscovita si accingono a diventare cardine formativo di una generazione di giovani russi. Trascurarle è un imperdonabile errore. Di sottovalutazione». 

 

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