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Concita De Gregorio, cala la scure del politically correct: le parole incriminate

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Concita De Gregorio è finita nell'occhio del ciclone per il modo in cui ha scelto di esprimersi in merito alla notizia dei due influencer tedeschi che, con l'obiettivo di ottenere un buon selfie, hanno distrutto una statua ottocentesca. Nella sua rubrica "Invece Concita", pubblicata su la Repubblica, la giornalista ha scritto: "Allora dunque ci sono questi cretini integrali, decerebrati assoluti che in un tempo non così remoto sarebbero stati alle differenziali, seguiti da un insegnante di sostegno che diceva loro vieni tesoro, sillabiamo insieme, pulisciti però prima la bocca. Ecco ci sono questi deficienti, nel senso che letteralmente hanno un deficit cognitivo, non è mica colpa loro, ce l’hanno, e che però pur essendo idioti hanno probabilmente centinaia o migliaia di followers, non ho controllato ma non importa, è assolutamente possibile che siano idoli della comunità".

 

 

Quindi ha continuato spiegando meglio la situazione: "Sono influencer, leggo nelle cronache. Insomma ci sono questi influencer, gente che influenza e orienta i comportamenti di altra gente, che per farsi un selfie nel Varesotto, a Viggiù, hanno distrutto una statua ottocentesca. Ma non importano l’epoca né il valore commerciale: poteva essere un Michelangelo, uno Jago. Hanno distrutto un’opera d’arte perché dovevano farsi una foto da postare sui social". "Come si fa a riavvolgere il nastro di questo delirio: questo sì che è un tema epocale, altro che Pnrr", ha chiesto De Gregorio ai suoi lettori.

 

 

L'intervento della giornalista ha scatenato una vera e propria polemica. Molti le hanno puntato il dito contro per aver scritto parole dal carattere forte che possono risultare inadatte e poco rispettose nei confronti delle persone che effettivamente hanno una disabilità intellettiva. Quindi De Gregorio, nell'articolo di oggi, ha replicato così: "Ieri, nell’indicare il comportamento di un gruppo di idioti che tali fisiologicamente non sono, anzi: sono persone popolari (influencer) che hanno distrutto una statua per farsi un selfie, li ho definiti deficienti, cerebrolesi. Alcuni lettori, soprattutto familiari di persone con handicap e anche associazioni, si sono sentiti offesi. Hanno ragione. Cerebrolesi non è un insulto ma una condizione, mi hanno scritto. Completamente d’accordo. Chiedo sommessamente scusa". E ancora: "Chiedo dunque scusa, sinceramente, e convengo: i cerebrolesi sono persone meravigliose afflitte da un danno". Poi, però, la giornalista non ha trattenuto il bisogno di evidenziare i limiti del politically correct: "A margine penso che sia comunque la morte del contesto. Il linguaggio politicamente corretto e il comportamento che ne consegue stanno paralizzando il pensiero e l’azione, specie a sinistra".

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