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In Onda, "a Zaki l'Italia non deve nulla". Senaldi gela Telese e Aprile, è scontro
Il Tribunale per reati contro la sicurezza di Mansura, in Egitto, ha condannato a tre anni di carcere Patrick Zaki per “diffusione di notizie false” per alcuni articoli scritti sui social. Non hanno avuto l'effetto sperato gli appelli dall’Italia per lo studente dell'Università di Bologna e l'impegno dei governi italiani in questi anni. Se ne parla nella puntata di martedì 18 luglio di In Onda, il programma condotto da Marianna Aprile e Luca Telese su La7. In collegamento c'è Pietro Senaldi la cui voce controcorrente provoca un vivace dibattito. Zaki, afferma il condirettore di Libero, "è un cittadino egiziano condannato dalla giustizia egiziana. Certo, è stato a Bologna, però non è che il governo italiano abbia tutte queste responsabilità rispetto a Zaki. Sarebbe come se il governo egiziano pretendesse di dirci cosa fare con Alfredo Cospito magari perché" l'anarchico condannato per terrorismo "è stato a Sharm el-Sheikh in vacanza".
Una posizione che fa saltare sulla sedia i due conduttori. "Ma il nostro Parlamento ha votato per concedergli la cittadinanza, questo non ha alcun senso?", replica Aprile che si corregge subito: "In realtà non ha senso perché poi non gliel'hanno data...". Insomma, il tema è politico. Per Senaldi "Zaki non ha diritto alla cittadinanza italiana, ed è un cittadino egiziano condannato dalla legge egiziana. Possiamo solo implorare l'Egitto di avere pietà di lui ma come qualsiasi altro Paese. Il governo italiano non ha responsabilità superiori rispetto agli altri".
Telese non ci sta. Secondo il giornalista il punto è che quella per lo studente egiziano è una battaglia in difesa dei valori dell'Europa e della libertà. "È perseguitato perché è un cristiano, ha scritto dei copti e ha messo in pratica l'idea di libertà appresa in Italia. Dire che non gli dobbiamo nulla è sbagliato". "È certo che non gli dobbiamo nulla", rimarca Senaldi secondo cui l'Italia può fare ben poco nel suo caso.