Salario minimo
Brindisi affonda l'attivista sul salario minimo: "Stiamo tornando a Marx"
Per la sinistra tutto è un pretesto per attaccare il governo Meloni. Questa volta, a scatenare le polemiche dell'opposizione è stata la decisione del Presidente del Consiglio di investire 500 milioni di euro per supportare le famiglie che hanno necessità ad affrontare il famoso caro-carrello. La carta "Dedicata a te", presentata dal governo, è stata al centro del dibattito nell'ultima puntata di Zona bianca, il programma di approfondimento giornalistico condotto da Giuseppe Brindisi. Ad attirare l'affondo del conduttore, però, sono state le dichiarazioni dell'attivista Fabio Ciancione sul salario minimo.
È fissato per domani il termine per gli emendamenti alla proposta di legge sul salario minimo e la giusta retribuzione. La commissione Lavoro di Montecitorio ha adottato come testo base la proposta di legge sottoscritta da tutti i gruppi di opposizione, salvo Italia Viva. A Zona bianca, il talk di politica e di attualità di Rete4, il conduttore Giuseppe Brindisi ha chiesto ai suoi ospiti di commentare l'ostinata battaglia della sinistra per il salario minimo.
Lo studente Fabio Ciancione, appartenente all'Associazione Studenti Cravos, ha detto: "In Italia ci sono tantissimi piccoli imprenditori che vivono le stesse condizioni di semi-povertà di un operaio pagato poco e male. La contrapposizione non è tra l'imprenditore che vive male e l'operaio che vive male perché è evidente che vivano entrambi male. E non stiamo a dire qui 'gli imprenditori creano lavoro'. Ci sono aziende gigantesche che fanno miliardi di profitti". Le parole dell'attivista non sono passate inosservate a Brindisi che, subito, l'ha provocato: "Togliamoglieli". Poi l'affondo del conduttore: "Stiamo tornando a Marx, alla lotta al capitalismo". Ciancione ha continuato: "Io sto proponendo di distribuire la ricchezza. Le condizioni di un piccolissimo imprenditore...". A questo punto è intervenuto Pietro Senaldi. Il condirettore di Libero ha azzerato l'attivista: "Su questo sono d'accordo, ma in un Paese che ha la tassazione al 45%, la ricchezza è redistribuita. Se poi lo Stato non riesce a redistribuirla, ma chi guadagna fa il suo per la redistribuzione della ricchezza".