Massimo Giletti, l'agente smentisce Cairo: il motivo dello stop a Non è l'Arena
La chiusura di Non è l'Arena, il programma di inchieste e di approfondimento giornalistico condotto da Massimo Giletti, è legata in qualche modo all'inchiesta fiorentina sulle stragi mafiose del 1993? Secondo il proprietario di La7 Urbano Cairo le ragioni dello stop sarebbero esclusivamente di natura economica e aziendale. Ora, però, con le indagini condotte dai procuratori Luca Turco e Luca Tescaroli in atto, emerge una diversa versione dei fatti. A offrire una nuova prospettiva è stato lo storico agente del conduttore, Gianmarco Mazzi. Stando alle dichiarazioni dell'ex direttore artistico di Sanremo, le trattative tra Giletti e l'editore per la stagione ventura sarebbero arrivate a un livello avanzato.
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La chiusura anzitempo di Non è l'Arena è diventato un vero e proprio caso. Il proprietario di La7 Urbano Cairo ha dichiarato di aver tagliato il programma dai palinsesti per cause economiche. Cairo è stato sentito anche nell'ambito delle indagini condotte dai procuratori di Firenze sulle rivelazioni di Salvatore Baiardo, fiancheggiatore dei Graviano, nel corso di Non è l'Arena. Ascoltato in Procura per quattro ore, Cairo ha confermato la sua versione e spiegato che lo stop al programma è dipeso dai risultati dello share.
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Come riporta La Stampa, i pm hanno allargato le indagini anche ad altri personaggi utili alla ricostruzione della vicenda. In particolar modo, è stato ascoltato Gianmarco Mazzi. Il produttore discografico e televisivo, nonché storico agente di Giletti, ha ricostruito le trattative con l’editore, a suo dire giunte a un livello avanzato, per rinnovare il contratto con il conduttore per la stagione televisiva 2023/2024. Queste dichiarazioni sulla completa disponibilità di Cairo a proseguire il rapporto lavorativo con Giletti sembrerebbero quindi incompatibili con le motivazioni offerte dal proprietario di La7.
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Inoltre, nello stesso periodo, Solferino, casa editrice di Cairo, aveva pensato a una monografia su Dell’Utri e chiesto a Giletti di scrivere la prefazione. Giletti aveva mandato il suo testo, da affiancare a quello dell’altro prefatore, lo stesso procuratore Tescaroli. Quando il volume è stato pubblicato, però, la prefazione del conduttore è scomparsa.