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Barbara d'Urso è stanca degli haters: querele sulla foto al funerale di Berlusconi

Francesco Fredella
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“Quella foto non s’ha da fare”, verrebbe da dire. Ed è proprio così: stiamo parlando del frame (estratto) di uno spezzone video della diretta del funerale di Silvio Berlusconi. Da una parte Barbara d’Urso che prega con le mani congiunte, dall’altra - vicinissima - Myrta Merlino (che prenderà il suo posto nel pomeriggio di Canale5). Qualche testata, però, ha voluto utilizzare quel frame per raccontare gli ultimi fatti avvenuti a Mediaset, che ha cancellato Barbara d’Urso dai palinsesti mettendo la parola fine al suo storico Pomeriggio5. Ora, però, la conduttrice non ci sta e attacca, dopo l’intervista bomba di qualche giorno fa a La Repubblica. 

 

 

La d’Urso, stavolta, punta il dito - e minaccia querele - contro chi ha utilizzato quella foto sui social, sui giornali, ironizzando sulla fine del suo programma. Non è la prima volta che la d’Urso viene attaccata in Rete. Perché il frastuono mediatico per quella foto? Perché, invece, non è accaduto nulla quando - solo poche settimane fa- da un account del Biscione è spuntata la parola “tr**a”? È lei stessa, chiacchierando con La Repubblica, a parlarne: “Il 26 marzo ero a teatro a Bari, su Canale 5 andava in onda Verissimo e su Rai 1 Domenica in, col mio videomessaggio di 90 secondi per la mia amica Gabriella Labate, la moglie di Raf. Messaggio autorizzato dal direttore delle news Crippa e da Restelli. Sull'account QuiMediaset - prosegue D'Urso a Repubblica - esce il seguente tweet: "Che cosa antipatica. Tr**e mi pare azzeccato Silvy", sotto la foto mia e di Mara. Resta solo due minuti, chi ha le chiavi per entrare lo cancella. L’account dichiara di essere stato hackerato e il giorno dopo QuiMediaset si scusa con le persone offese e i follower ammettendo che è stato un errore interno". Ma cosa è successo quel pomeriggio? Perché non c’è stata una crociata contro il responsabile (misterioso) quel tweet? Domande, solo domande. Per adesso.

 

Barbara è fuoriosa dopo quello che è accaduto. E scrive: “Amiche mie e amici miei, avevo deciso di tacere e continuerò a farlo fino al momento opportuno. Ma ora mi vedo purtroppo costretta a una precisazione. Irragionevolmente, alcuni siti e non solo pubblicano da giorni una mia foto PRIVATA, dando a questa foto un senso causale al comportamento lesivo nei miei confronti da parte dell'azienda per la quale lavoro. Il tutto parte da un frame estratto da un telegiornale nel quale io, in chiesa, ho le mani giunte durante l'ostensione del calice. Un gesto che sento mio, che mi rappresenta, essendo io credente e libera di pregare come preferisco, che sia un funerale o qualunque altra funzione religiosa. Questo gesto diventa virale sui social e sere dopo, a una festa privata e con pochi amici, scattiamo questa foto autoironica, in riferimento a tutti i post che mi hanno presa giro. Era un modo per prendere in giro solo e soltanto me stessa, ovviamente senza intenti denigratori e offensivi verso un funerale, anche in nome della mia fede. Questo era uno scatto strettamente privato, che non sarebbe assolutamente dovuto diventare pubblico, come dimostra la presenza vicino a me di una persona strettamente legata all'azienda per la quale lavoro, che non ha ovviamente alcun interesse a denigrare il funerale che si era svolto precedentemente. Nessuno l'ha mai autorizzato, è stato fatto col telefono di un amico che l'avrebbe dovuto girare solo a me ma così non è stato. È fortemente ingannevole pensare che io stia dissacrando la memoria di una persona scomparsa e i suoi funerali, portando addirittura la gente a credere che la volontà di lasciarmi a casa senza preavviso sia collegata a questo episodio, che risulta essere completamente sconnesso.

Non esiste alcuna causa/effetto, tanto che fino al giorno 26 giugno alle ore 14.30 al mio manager continuavano a parlare di contratto di due anni con prima serata”. E poi ancora: “Detto ciò i miei legali hanno già predisposto le opportune iniziative di tutela. Ricordo, infatti, che pubblicare foto riguardanti il privato di una persona, che la stessa non abbia autorizzato, integra violazione degli artt. 10 del Codice Civile e degli articoli 96 e 97 della L. 633/41 (L.D.A.) oltreche della normativa sulla Privacy (DIgs 101/2018), rendendo responsabili sia l'autore della prima diffusione, che coloro che hanno continuato a diffonderla e mantenerla pubblicata essendo già stati destinatari di diffide da parte dei miei legali, che ne hanno avuto conoscenza, anche indiretta, o che ne stanno venendo a conoscenza ora”.

 

 

Nel lungo post la d’Urso spiega: “Lo strumentale accostamento tra la foto pubblica che mi ritrae in occasione di una funzione religiosa in atteggiamento di preghiera e quella che mi ritrae in situazione privata, è lesiva del mio onore e reputazione. Le comunicazioni in cui è avvenuto tale accostamento strumentale, con conseguenti affermazioni false che hanno voluto attribuire a tale foto la motivazione della unilaterale decisione di Mediaset di interrompere la mia conduzione di Pomeriggio Cinque, sono già state contestate dai miei legali come diffamatorie, al fine dell'avvio di conseguenti azioni in sede penale e civile e al Garante della Privacy, onde ottenere della idonea punizione e il risarcimento dei danni. I giornalisti responsabili saranno anche oggetto di segnalazione all'Ordine professionale, per violazione del Codice Deontologico”.

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