criminalità e politica

Quarta Repubblica, l'appello del generale Mori: commissione d'inchiesta su mafia e appalti

Christian Campigli

Un servitore dello Stato. Un uomo che ha dedicato alla lotta alla criminalità e alla difesa dei più deboli la sua vita e la sua carriera. Che stava per essere infangata in un'inchiesta sciolta in sede processuale come neve al sole. Il generale dei carabinieri Mario Mori torna a parlare di mafia e lo fa durante una lunga intervista concessa a Nicola Porro durante la trasmissione televisiva “Quarta Repubblica”. “La politica italiana crei una Commissione parlamentare di inchiesta sull'inchiesta "mafia e appalti" per andare a fondo. Perché, se come ha detto la sentenza del processo Borsellino quater, l'inchiesta mafia e appalti è la causa della strage, mi sembra doveroso per i morti e i vivi che si trovi la verità". Un connubio, quello tra affari, politica e mafia, che viene, per la prima volta, messo nero su bianco nel 1989. Quando la Procura di Palermo conferisce una delega ai Ros dei carabinieri che aveva come obiettivo principale quello di accertare “la sussistenza, l'entità e le modalità di condizionamenti mafiosi nel settore degli appalti pubblici nel territorio della provincia di Palermo. Dal contesto della presente informativa si evidenzia una trama occulta, sostanziata da intrecci, relazioni e intese, volta al fine di prevaricare norme e regole e, allo stesso tempo, di giungere all'accaparramento del denaro pubblico con un'avidità mai esausta e comune sia ai malfattori mafiosi che agli imprenditori a loro collegati i quali poi, tramite i primi, finiscono per esercitare anch'essi e con gusto il potere mafioso”.

 

 

 

Per i pubblici ministeri della Procura di Palermo, come ricorda l'agenzia di stampa AdnKronos, non c’erano elementi sufficienti per procedere penalmente contro alcuni personaggi dell’imprenditoria nazionale, e così nel luglio del 1992 chiesero l'archiviazione. Per i Ros quel rapporto sarebbe stato “scientificamente insabbiato per salvare un sistema di corruzione” che altrimenti avrebbe anticipato la stagione giudiziaria milanese di Tangentopoli. Un capitolo della storia d'Italia tutt'altro che concluso. Che potrebbe rivelare clamorosi segreti di quell'infame connubio tra politica, mondo degli affari e mafia.