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Guerra in Ucraina, Bettini strizza l'occhio alla Cina e attacca Usa e Ue

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Goffredo Bettini irrompe nei numerosi discorsi sulla guerra tra Russia ed Ucraina. Uno dei nomi di peso del Partito Democratico, con un articolo apparso su Il Fatto Quotidiano, ha mandato un messaggio chiaro a tutta la sinistra - Elly Schlein compresa - chiedendo di continuare a sostenere Kiev con l’invio di armi, ma con un occhio attento al piano di pace proposto dalla Cina nelle scorse settimane: “Di fronte al conflitto Russia-Ucraina non c’è la piena consapevolezza della tragedia possibile. L’irrompere, cioè, di uno scontro atomico. Nel brevissimo periodo non possiamo e non dobbiamo sospendere l’invio delle armi all’Ucraina. Non è giusto fare le ‘anime belle’ sulla pelle di un Paese invaso con inaudita violenza. E non credo che se decidessimo tutti di sospendere gli aiuti, ciò sarebbe propedeutico alla tregua. La Russia ha rotto unilateralmente un equilibrio. Tentare un nuovo equilibrio, comporta un necessario bilanciamento tra gli eserciti. Dal giorno dell’invasione russa, i due contendenti non hanno realizzato alcun passo in avanti. Nessun accenno, neppure generico, alla disponibilità per una via d’uscita. Solo in queste ultime ore un piccolo spiraglio viene dalla disponibilità dell’Ucraina ad una trattativa sulla Crimea. Speriamo. Ma è ancora piccola cosa. La Cina ha messo in campo 12 punti per iniziare un dialogo. Non vanno buttati via. Sono un primo movimento concreto nella direzione giusta”.

 

 

“Al contrario - prosegue Bettini con un affondo - l’Europa, se ancora ha senso definirla come un soggetto unitario, è risultata completamente assente. E la sinistra non si è distinta. Dal Dopoguerra in poi, per motivi evidenti, l’Europa occidentale è stata sotto stretta sorveglianza da parte degli Stati Uniti. Ne ha tratto i suoi vantaggi, e agli americani deve andare la nostra riconoscenza per il ruolo decisivo nello sconfiggere il nazismo e nella successiva ricostruzione. Ma questa situazione, se dovesse permanere, impedirebbe di fatto l’esistenza di un’Europa autonoma, autorevole e non sfiancata da tecnoburocrazie senz’anima. L’Unione europea, nonostante queste difficoltà, ha fatto passi in avanti. Ha determinato una coesione più forte tra i vari Stati e ha stabilito rapporti comuni circa molte politiche strategiche. Ma la sua forza geopolitica è rimasta intrappolata in una oggettiva dipendenza al grande alleato atlantico”. 

 

 

“La crisi ucraina ha ulteriormente allargato l’influenza americana nel Vecchio Continente, ridotto gli spazi di un movimento più libero, colpito gli interessi economici e le vie di rifornimento delle materie prime necessarie. Così si avverte tutta la mancanza di un’Europa protagonista e promotrice di un confronto sulla futura organizzazione del mondo, la vera condizione di una pace duratura” l’intemerata finale dell’esponente dem.

 

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