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Trump, Rampini svela il gioco sporco dei democratici: "Processo fragilissimo"

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Quello di Donald Trump è "un arresto tecnico, tanto che ha dormito a casa sua". Ma non è tutto, l'incriminazione che ha colpito l'ex presidente americano accusato dal procuratore di New York anche di cospirazione - nell'ambito dell'inchiesta sui pagamenti alla porno star Stormy Daniels e ad altre due persone per tacere delle relazioni extraconiugali del tycoon - poggia su basi tutt'altro che solide. Ad affermarlo è Federico Rampini nel corso de L'aria che tira, il programma condotto da Myrta Merlino su La7. 

 

L'editorialista del Corriere della sera spiega che oggi, sui giornali americani più autorevoli, molti commentatori anche della galassia democratica sostengono che il processo ai danni di Trump "è fragilissimo". Un'inchiesta che "conoscevamo da sette anni", ma che è esplosa adesso "dopo che diversi livelli della giustizia federale e meno politicizzata avevano deciso di non perseguirlo". Secondo Rampini dietro c'è una sorta di autogol politico, perché adesso "si serve a Trump su un piatto d'argento la possibilità di recitare la parte del martire in una fase in cui ha fior di concorrenti alla candidatura repubblicana alle presidenziali del 2024", come Ron De Santis, il governatore della Florida che appare come il più attrezzato per insidiare la corsa alla Casa Bianca all'ex presidente. Ora i repubblicani fanno quadrato intorno a Trump favorendolo di fatto verso la candidatura. 

 

Tra l'altro il procuratore di New York, Alvin Bragg, recentemente era finito nel mirino degli stessi democratici. "Appartiene alla sinistra del partito democratico, in cui ci sono molti cani sciolti - commenta il giornalista - ai dem giova che Trump ora sia in risalita, perché sono convinti di poter vincere alle presidenziali contro di lui". 

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