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Non è l'arena, il siluro di Travaglio alla Nato: "Per colpa di chi è saltata la tregua"

Giada Oricchio
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Sull’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, Marco Travaglio ha una posizione molto netta e la spiega a “Non è l’Arena”, il talk politico di LA7, domenica 19 marzo.

Ospite di Massimo Giletti, il direttore de Il Fatto Quotidiano è partito dalla presenza di soldati ucraini in Italia, scoop del suo giornale: “Sì, vengono addestrati all'uso di missili terra aria Samp-T che l'Italia, insieme alla Francia, sta per fornire a Kiev. L’escalation è una progressione geometrica: più sono sofisticate le armi, più dobbiamo addestrare le persone”. Lapidario ha aggiunto: “Siamo sempre più coinvolti. Abbiamo la guerra in casa perché ci sono militari ucraini a Sabaudia e un numero maggiore in Sardegna”.

Travaglio non nega che esista un aggressore e un aggredito, ma ritiene che sia più utile domandarsi “come si finisce una guerra che sta impoverendo l’Europa, distruggendo l’Ucraina e uccidendo migliaia di persone”.

Il direttore individua in inglesi e americani i colpevoli dei tentativi di tregua falliti. È contro di loro che punta il dito: “Il terzo giorno dopo l’invasione, una delegazione russa e una ucraina si incontrarono in Bielorussia, fecero una settimana di negoziati e si spostarono in Turchia. Adesso l’ex premier israeliano Bennet ha rivelato che eravamo vicinissimi a un accordo. Chi lo ha fatto saltare? Inglesi e americani. Gli stessi che insieme al segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, hanno silurato ogni tentativo di cessate il fuoco”.

Giletti gli ha domandato con tono preoccupato: “Vogliono fermare anche Xi Jinping (il presidente cinese, nda)?” e il direttore: “Assolutamente sì. Ma il tempo gioca a favore della Russia. Kiev ha perso 120mila uomini e Mosca circa 200mila. Noi non manderemo truppe quindi gli ucraini si devono arrangiare, mentre il Cremlino può arruolare ancora tantissimi uomini, il Paese è sterminato. Sale il rischio che la situazione sfugga di mano”.

La posizione di Marco Travaglio non è condivisa dalla maggior parte degli analisti politici, come ad esempio Nathalie Tocci. La direttrice dell’Istituto Affari Internazionali di Roma sostiene da sempre che sia il dittatore Vladimir Putin a non voler sedersi davvero al tavolo delle trattative.

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