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I dieci anni di Papa Francesco, amato e osteggiato: la rivoluzione di Bergoglio

Benedetto Antonelli
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«È una cosa spontanea. Vedere quel ragazzo di buona famiglia che, a 20 anni, lascia tutto, si spoglia persino davanti al padre, e inizia una vita di impressionante creatività. La vita di Francesco è la vita di un rivoluzionario, che ha il coraggio di ribaltare completamente le carte in tavola, di un incosciente che va dal califfo o dal sultano sapendo che gli potrebbero tagliare la testa. È l’incoscienza dell’uomo innamorato di Gesù. Ammirevole, ma non del tutto imitabile. Sono questi santi che, per segnare la strada da seguire, vanno oltre, ma poi devono essere avvicinati un po’ di più alla vita ordinaria». A dieci anni dalla sua elezione al soglio pontificio, il Papa spiega in un’intervista con il sito Perfil il motivo che lo portò a scegliere Francesco come nome. Poi torna sul tema del celibato sacerdotale: «Non sono ancora pronto a rivederlo, ma ovviamente è una questione di disciplina, niente a che vedere con il dogma, che oggi c’è e domani può non esserci». Durante l’Angelus invece ha rivolto un pensiero al popolo ucraino: «Rimaniamo uniti nella solidarietà con i nostri fratelli che soffrono a causa della guerra, soprattutto non dimentichiamo il popolo ucraino». Era il 13 marzo del 2013 quando Jorge Mario Bergoglio pronunciò le sue prime parole da Papa: «Fratelli e sorelle, buonasera». E qui bisogna fermarci un attimo, perché in quel saluto c’era, in effetti, moltissimo di quello che sarebbe venuto più tardi. Cioè: Bergoglio il Papa mediatico. Bergoglio che riceve i biker delle Harley-Davidson con il pollice destro levato e che quando deve affrontare i conti in rosso dello Stato Vaticano ammette candido e disarmante: «Non sono mica Mandrake». Venne eletto dieci anni or sono, del resto, proprio per portare una ventata d’aria fresca in una Chiesa col fiatone, stordita dallo shock dell’abdicazione di Benedetto XVI. Il quale sì avrebbe continuato fino alla fine a spiegare il gesto con l’età, ma nessuno si è mai tolto di mente che in realtà volesse compiere un atto rivoluzionario. Rivoluzionario come solo i conservatori hanno il coraggio di fare. E Ratzinger un conservatore di razza è sempre stato.

 

 

Bergoglio conservatore proprio no, non è mai stato, a cominciare dal nome. Francesco: evocativo di mitezza e amore per chi è minore. Ma gli esperti lo sanno bene, che Francesco di Assisi era capace di cose tremende, e che quando predicava agli uccelli in realtà predicava ai corvi di Roma, a dispetto degli esseri umani. Era arrivato a Roma a presentare la Regola; scappò dopo pochi giorni. Giunto a Roma, non a caso, Bergoglio, non ancora Francesco, voleva tornare subito a casa. Le circostanze glielo impedirono e lui, assunto il nuovo nome, ha ricambiato il favore creando nella sua nuova residenza, uno scompiglio di carattere ecclesiologico, pastorale e - qualcuno dice - persino teologico. Il risultato fu che mai Papa, dai tempi dello Scisma d’Occidente, fu così amato o così mal sopportato. Folle spesso in delirio in tutto il mondo, soprattutto il "Terzo"; circoli conservatori statunitensi ingrugniti come non mai che guardano dall’alto di Wall Street. Un Papa nemico del capitale, pensavano e pensano, del tutto a torto: nell’enciclica "Fratelli Tutti" è messo nero su bianco che la proprietà non è un diritto primario. Allora è un marxista, esclamano loro. Ma qui sbagliano l’esame di filosofia, e pure quello di economia politica.

 

 

La riforma della Curia è stata approvata e varata, seppur al termine di mille ripensamenti e discussioni. Al momento, entrata in vigore, resta un libro aperto. Si deve ancora vedere se arriverà a pieno regime e con quali risultati. Il cammino sinodale più che irto di ostacoli si presenta ricco di sabbie mobili. Lo stesso Papa ha dovuto allungarne i tempi, di fronte alle sorde resistenze, ma anche alle fughe in avanti come quelle della Chiesa tedesca. Totalmente diverso il discorso sulla pedofilia e sul rapporto con le altre confessioni e religioni. Qui la modernità si è sentita tutta. Chiese nazionali - la polacca, la cilena, la francese, l’italiana e persino la statunitense- costrette al mea culpa. Vescovi rei di insabbiamento che sono cacciati, cardinali colpevoli di abusi sessuali ridotti allo stato laicale. Efficienti gesuiti - gesuiti come Bergoglio - messi a capo di efficienti commissioni per contrastare il fenomeno. Il Codice viene cambiato: pedofilia non più mancanza contro la Chiesa, ma reato contro la persona. Sua Eminenza Marx (da non confondere: si tratta del vescovo di Monaco e Frisinga) si dimette platealmente denunciando che non si faccia nulla. Lui, Francesco, che nel frattempo si deve essere anche un po’ stufato dell’ala politicamente corretta della Chiesa, lo fa recedere, ricordandogli che è di Pilato il lavarsene le mani.

 

 

Unico vero imbarazzo la vicenda Rupnik: gesuita sloveno e sommo maestro dell’arte musiva finito in mezzo a una storiaccia di abusi sulle persone e persino del sacramento della confessione. Mostrando ad ogni modo il suo coraggio, Francesco ha potuto dialogare meglio e più a fondo con i fratelli separati. Le Chiese di Scozia e d’Inghilterra non hanno mai nascosto il loro apprezzamento nei suoi confronti. E le particelle delle reliquie di Pietro donate a Bartolomeo Patriarca di Costantinopoli una cosa sola vogliono dire: anche tu sei nel solco della tradizione petrina. Piantiamola di litigare. Anzi, preghiamo insieme perché è arrivato il Covid. Mala tempora. Se l’immagine del Romano Pontefice solo nella Piazza San Pietro bagnata di pioggia e di paura ci regala il ricordo più forte del suo pontificato, la successiva preghiera con i leader religiosi del mondo contro il Nemico invisibile di tutta l’umanità è messaggio di speranza. Ce n’è davvero bisogno, in certi momenti. Bergoglio ha avuto la fede e l’intelligenza per intuirlo. Dimostrando anche un certo talento politico. Come quando muore Ratzinger, per anni messo a fargli da contraltare da una parte della Chiesa, e lui deve gestire il trapasso evitando sia di farne un «Santo subito», sia di passare come il suo liquidatore. ©riproduzione riservat

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