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Covid, lo sfogo del prof Richeldi a Omnibus: "Inchiesta sul senno di poi"

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Giada Oricchio
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L’inchiesta della Procura di Bergamo sulla gestione della pandemia è un’indagine fatta “con il senno di poi”? Lo pneumologo Luca Richeldi pensa di sì. Ospite del programma tv “Omnibus” su LA7, lunedì 6 marzo, il professore, membro del primo Comitato tecnico scientifico, ha spiegato che in generale basare le considerazioni su quanto avvenuto a posteriori è “un’operazione molto rischiosa e ingenerosa”.

Lo scienziato ha osservato: “Per paradosso potremmo chiederci perché non c’è stato il lockdown in tutta Italia dopo Codogno, sarebbe stata la misura delle misure. Dobbiamo collocare strategie in ciò che si sapeva e nella situazione di quel momento. E’ impossibile tornare indietro, per questo è un’inchiesta basata sul senno del poi”. La tesi di Richeldi è chiara: estrapolare e mettere in correlazione le decisioni con quanto accaduto dopo il 25 febbraio, in Italia e nel mondo, restituisce una visione falsata delle decisioni stesse. “Era un virus totalmente sconosciuto e le notizie arrivate dalla Cina erano frammentate e inaffidabili. E’ ingiusto dire: dovevate fare di più sulla base di eventi successivi” ha ricordato lo pneumologo prima di ammettere che sono stati commessi errori e valutazioni sballate. Questa inchiesta però implica una conseguenza preoccupante: “Si potrebbe ingenerare una profonda e anche comprensibile sfiducia nelle istituzioni – ha detto alla conduttrice Gaia Tortora - Se tutti hanno sbagliato, le persone si chiedono come ci si può fidare di nuovo se dovesse riaccadere?”.

 

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