Ucraina, Dini si unisce al coro degli anti-Zelensky: “Non mi convince”
Si allarga la platea di coloro che guardano con diffidenza a Volodymyr Zelensky. L’ultimo del lungo elenco è Lamberto Dini, che allunga la striscia degli ex presidenti del Consiglio che ‘io da Zelensky non andrei’: “Detto che Giorgia Meloni ha preso una posizione molto netta e si sta accreditando in ambito internazionale. Io da premier non sono sicuro di cosa avrei fatto, questo presidente dell’Ucraina non mi convince. Tutto l’Occidente parla di democrazia e libertà ma in Ucraina lui ha abolito tutti i partiti di opposizione, e nel suo Paese c’è una corruzione pazzesca”.
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“Non a caso - riprende ‘Lambertow’ a Rai Radio1, ospite di Un Giorno da Pecora - stamane sul New York Times ho letto che molti si interrogano sul fatto che tutte le armi mandate siano state realmente utilizzate per fare la guerra, oppure, come hanno scritto molti giornali in passato, se il 40% di quelle più leggere vengano rivendute dall’Ucraina al mercato nero, cosa che sarebbe scioccante”. Dini osserva comunque che “Putin ha fatto l’errore della vita con l’invasione e la Russia pagherà un prezzo molto alto per porre fine alla guerra” mentre le sanzioni “sono uno strumento di dubbia legalità, e comunque sempre aggirabili, certamente però danneggiano la Russia e l’economia russa ne esce comunque indebolita”.
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Poi l’ex premier si butta pure sulle primarie del Pd: “Non sono riuscito ad andare ma avrei votato Stefano Bonaccini, Elly Schlein ancora non ha dimostrato molto. I giovani hanno votato per lei? Si, molti giovani Cinquestelle, che la vedono come colei che - la chiosa di Dini - può allearsi di nuovo con loro”.