CISL
“Detassare i salari”. Sbarra incalza Landini: sindacati fuori dalla politica
Il dibattito sul superbonus si innesta su uno scenario economico che vede rimanere in primo piano le esigenze delle imprese e la questione lavoro. Il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, in un colloquio con Il Tempo ha commentato le prossime sfide che il Paese dovrà affrontare, puntando a creare sinergie e convergenze importanti per tutti.
Segretario, il prezzo del gas comincia a calare grazie alle misure assunte dal governo. Con l’inflazione oltre il 10 dieci per cento..
«La conquista del price cap sta cominciando a dare i suoi frutti, così come sono importanti gli accordi con altri paesi importatori come Algeria e Libia. Ma gli scudi di protezione alzati in questi mesi vanno confermati e consolidati, rifinanziando i tagli alle accise, mettendo sotto controllo le tariffe pubbliche e monitorando i prezzi dei beni energetici ed alimentari di largo consumo. Va rafforzata l’autonomia energetica dell’Europa e del nostro Paese».
Per sostenere i salari che cosa chiedete di preciso?
«Occorre un patto anti inflazione tra governo e parti sociali per ristabilire la piena indicizzazione all’inflazione di pensioni e salari. Bisogna rinnovare i contratti pubblici e privati, ma defiscalizzando al 100 per cento i frutti della contrattazione. E poi dobbiamo ridurre il cuneo fiscale di almeno 5 punti nella parte lavoro, restituire le risorse drenate del fiscal drug e promuovere incrementi di produttività da redistribuire sulle retribuzioni».
Il premier Giorgia Meloni ha annunciato una legge delega che toccherà tutti i settori della fiscalità e che metterà al centro anche i dipendenti e i pensionati, con misure ad hoc.
«Dobbiamo aprire un confronto per redistribuire il carico impositivo secondo il principio della progressività, troviamo con molte aziende virtualmente ricche, ma con i cassetti pieni di crediti sulla carta. Il pericolo sui livelli occupazionali è enorme: sono oltre 100mila posti di lavoro. Si possono scatenare effetti pesanti sulla tenuta occupazionale e di desertificare un patrimonio di professionalità fondamentale per la ripresa del paese. Bisogna rivedere in maniera selettiva i bonus, garantendo i redditi più bassi. Il Governo deve convocare i sindacati dei lavoratori edili e non solo le associazioni professionali, per trovare una soluzione equilibrata che salvaguardi occupazione, risanamento del patrimonio immobiliare, tutela dell’ambiente, politica industriale».
La Cisl parla di un patto sociale ma da Cgil e Uil sembrano comportarsi diversamente..
«Non è surrogando il ruolo della politica che il sindacato l’aiuterà. Al sindacato il dovere di negoziare con governi di ogni colore e di portare i migliori risultati possibili alle persone che rappresenta. Questo non vuol dire ovviamente mettere da parte il conflitto, ma cercare sempre, prima di rompere, le condizioni del dialogo. La Cisl ha presentato alcuni mesi fa a tutti i partiti una sua “agenda sociale” con una idea rinnovata di concertazione e di governo condiviso delle riforme economiche e sociali. Tra qualche giorno lanceremo anche la sfida di una legge di iniziativa popolare sulla partecipazione per attuare l’articolo 46 della Costituzione».
Niente più vendita di auto a benzina e diesel nell'Ue dal 2035. Siete d’accordo?
«È essenziale governare insieme questo passaggio, con un intervento concertato e organico sull’automotive e, più in generale, sulla politica industriale dell’Europa e del nostro Paese. Significa, sbloccare massicci investimenti su innovazione, politiche energetiche, ecosistemi e infrastrutture nelle nostre città. Va istituito un fondo sovrano europeo per una transizione tutelata, per accompagnare le riconversioni industriali, proteggendo, rilanciando e riqualificando l’occupazione. Né possiamo lasciar andare i nostri lavoratori in cassa integrazione e importare le batterie dalla Cina: in gioco c’è il destino di oltre 70mila lavoratori, ai quali si aggiungono gli occupati dell’indotto».