a tagadà
Superbonus, Calenda si schiera con Meloni: cos'è costretto ad ammettere
Il governo ha approvato con un decreto, già pubblicato in Gazzetta, lo stop al Superbonus ovvero alla cessione del credito e allo sconto in fattura per interventi edilizi. Il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti ha promosso la maxi-stretta: “La misura era figlia di una politica scellerata, questo è un modo per risolvere il nodo dei crediti e mettere in sicurezza i conti pubblici”. Il mondo delle imprese ha lanciato l’allarme (per l’Ance, il governo sta affossando famiglie e imprese), Confartigianato parla di “nuove norme irrazionali e isteriche” e i sindacati sono pronti allo sciopero: “Sono a rischio 100.000 posti di lavoro”.
La politica è divisa: se il M5s difende il Superbonus, il Terzo Polo si schiera con Giorgia Meloni. Il leader di Azione, Carlo Calenda, si è espresso tramite un post su Twitter: “La scelta del governo di chiudere il bonus 110% è totalmente condivisibile. È un provvedimento che ha generato uno spreco di risorse mai visto nella recente storia repubblicana. Un provvedimento iniquo che ha drogato il mercato. Brava Meloni”.
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Oggi ospite della trasmissione di LA7 “Tagadà”, Calenda ha confermato la sua posizione: “Era una misura folle. Adesso bisogna gestire la transizione per evitare che famiglie e imprese restino con il cerino in mano” e ha attaccato Giuseppe Conte che da presidente del Consiglio diede il via libera al bonus: “Rivendica che il Pil è cresciuto grazie a questo intervento, ma dimostra di non capire niente di economia. Con lo stesso principio, lo Stato potrebbe dire che compra l’auto a tutti gli italiani, il Pil crescerebbe, ma non ci sarebbe alcun effetto positivo sugli investimenti. Se butti 120 miliardi, il Pil aumenta di 120 miliardi, ma basta”.